E’ la Democrazia cittadina ad essere in mutande


E’ la Democrazia cittadina ad essere in  mutande.

Da quando una rivoluzione armata, 65 anni fa, ha imposto ad una nazione divisa da una guerra civile un regime democratico, questa parola, sconosciuta al lessico nazionale, pur svuotata negli anni di sostanzialità, è rimasta sempre e comunque di grande moda.

Nessun politico può esimersi dall’evocare  il “feticcio democratico” per aver un minimo di presa elettorale. L’abbiamo vista associata ai più svariati aggettivi, da quella cristiana a quella proletaria passando per liberale e anche partecipata. Se esaminiamo gli ultimi anni di vita pubblica nella città di Pergola il termine che riteniamo più appropriato sarebbe  “democrazia autistica”.  La nobile arte di “fare polis” tramutata in gestione esclusiva del potere,  governo dell’appalto, esibizione di retorica e walzer di poltrone.  “Beni comuni”  da oggetto di tutela e promozione di sviluppo, diventano scorte per fare cassa, spartire un po di soldi e potere, al limite sistema per fare bilancio. La banda che vince la lotteria elettorale impera blindata nel palazzo, salvo uscire scortati e bardati di fasce tricolori per qualche carnevalata ufficiale.  I consiglieri ratificano quanto deciso dai vari ras di turno. I cittadini osservano annoiati, tutt’al più qualche battuta al bar.  Ad una “opposizione di Sua Maestà” , castrata da un sistema elettorale autoritario, spetta il “diritto di palco” e lo sbraito  da qualche bacheca di partito e un sempre più risicato spazio sui media locali. All’opposizione sociale, fuori dai giochi e fuori dai giri (perché autonomamente critica) c’è solo il purgatorio delle richieste negate, delle snervanti identificazioni poliziesche, della burocrazia dei tribunali

Un autismo politico frutto di sete di potere, perdita di vista di ogni parvenza di una costituzionale tensione al bene comune, rafforzato   da un sistema elettorale antidemocratico  importante artefice di una drammatica crisi della rappresentanza. Figlia di questa degenerazione la svolta autoritaria che delega a polizia e tribunali la gestione della funzione propria della politica: la sintesi tra tensioni, valori, pratiche, interessi e conflitti.  La scorciatoia è sempre quella: 113 e carte bollate.  Guardie al comando di sindaci nello spazio sociale di Bellisio il 24 maggio del 2005 (tre auto), ancora guardie in consiglio comunale il 5 maggio 2010 per espellere un consigliere di minoranza .  Guardie.

Sono ancora guardie le protagoniste del consiglio comunale del  6 febbraio 2006 (cave) come il mese prima quando il collettivo venne in massa a chiedere conto dell’ennesimo sgombero in municipio. Carabinieri e processi  per aver espresso il proprio pensiero politico in una manifestazione  il 19 febbraio 2006 nella ex scuola di Pantana.  Le undici assoluzioni non sminuiscono assolutamente la scorciatoia autoritaria scelta dal sindaco Borri ne la gravità politica.

Come per la denuncia per una legittima espressione politica  che ha investito  Giordano Droghini,anche in questo caso,   senza voler entrare nel merito, non possiamo che esprimere tutta la nostra solidarietà politica e umana al consigliere  Enrico Rossi  denigrato, minacciato ed espulso.

Nel primo decennio del terzo millennio a Pergola non sono i pantaloni del consigliere Rossi ad essere troppo bassi ma il livello della politica. Ad essere in mutande, oggi, è solo la democrazia cittadina

 
www.squola.org

 “abbiamo memoria da elefanti: non scordiamo e non perdoniamo niente”


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