A leggere con sguardo acuto i fatti di cronaca di questo inizio anno ci sovviene subito l’opera dello scrittore americano. Vogliamo pensare che le roboanti dichiarazioni del sindaco di Pergola e di quello di Fano, rispettivamente sull’arresto di alcuni ragazzi pergolesi perseguitati per l’uso di sostanze stupefacenti e sull’aggressione fascista in pieno centro a Fano, siano frutto di quella “follia controllata” che Castaneda individuava come “strumento sensoriale del guerriero” per l’esplorazione della realtà.
Ci piacerebbe pensarlo. In realtà è solo lo sguardo colpevolmente miope di due politici, fatto dal buco della serratura dei media, attraverso il filtro di un interesse elettorale. Baldelli vuole “curare” i ragazzi vittime della repressione poliziesca di capodanno, ragazzi caduti in una retata studiata per fini mediatici e di carriera da funzionari pubblici che, evidentemente, non avevano di meglio da fare che dispiegare, addirittura, 60 nostri dipendenti alla caccia di “soliti noti”, già più volte inquisiti e capro espiatorio del fallimento dell’azione sociale pubblica e, non ultima, proprio del comune che amministra. Al di là dell’enfasi giornalistica della “penna,” piegata dalla potenza dell’euro al servizio dei potenti di turno, i giudici hanno riconosciuto che sotto il vestito della notiziona, delle congratulazioni del sindaco, e delle belle foto in parata con tanto di etilometro in vista, c’era il nulla di qualche disadattato, che scambiava euro contro sballo per capodanno, ai giardini. E infatti per nessuno c’e stato il carcere, ma solo i domiciliari.
Il disagio sociale, sindaco, non si cura con le aspirine: Il disagio e la sofferenza sociale sono il portato di un sistema iniquo, dove solo il “possedere” ha valore (o per lo meno l’apparire, comunque tutto meno l’essere) , e sono sempre meno quelli che hanno (e hanno sempre di più) e sempre più fitta la schiera dei senza speranza. Lo stato ha abdicato alla sua funzione istituzionale di redistributore e si limita a salvaguardare gli interessi delle corporation all’estero e delle banche all’interno. Il disagio sociale è un obiettivo politico, ricercato e raggiunto, quando gli investimenti, invece che sul sociale, vengono assorbiti dal mantenimento di truppe di occupazione o per gli incentivi agli speculatori dell’energia. Il tuo pennivendolo ci informa che nella strategica operazione militare contro la malavita valligiana sono stati impiegati oltre sessanta tra carabinieri poliziotti e vigilesse. Con la stessa spesa pubblica avremmo troncato definitivamente questa “devianza”. Allo stesso costo avremo avuto 50 redditi universali e anche 3 maestri oltre che un ispettore del fisco e una guardia ecologica. Con tre caserme in meno dei carabinieri risolvevamo il problema della chiusura del reparto chirurgia dell’ospedale di Pergola, a cui tanto (giustamente) tieni. Pensa quante cose potremmo fare con il costo di un cacciabombardiere F35 (130 milioni l’uno, ne abbiamo ordinati 131), o con il miliardo e 400 milioni del costo delle truppe d’occupazione in Afganistan. Non abbiamo bisogno di medicine, ma della politica. Ma tu queste cose non puoi saperle occupato come sei a tirare a lucido il corso cittadino e redarre fanzine in cui sberleffi i tuoi (molto modesti) avversari.
Sindaco Aguzzi, ma pensi davvero che le telecamere di sorveglianza in centro città e qualche centurione privato nei bar possa risolverti il problema dell’ingombrante presenza fascista in città? Non pensare che sia cosi facile controllarli una volta liberati dalle fogne della storia dove sopiscono. Dovresti averlo capito dopo che hanno fatto di tutto per occupare la scena mediatica con pogrom contro i migranti o qualsiasi diverso, con pestaggi e spedizione punitive in pieno stile “ventennio” agli antifascisti e appestando le città con la loro propaganda razzista e reazionaria. Li avete coccolati, foraggiati, permesso la presenza di sedi e di parate sinceramente disgustanti. Li avete fatti sentire a casa loro, forse più per vicinanza nostalgica di qualche tuo alleato che per la miseria elettorale con cui hanno contribuito ai tuoi successi nelle urne.
Cari sindaci, quello che possiamo dirvi, è che il disagio e il disadattamento sociale di qualche ragazzo che sopravvive vendendo due grammi di fumo al bar, come quello espresso dagli emarginati della storia con incipiente calvizia, non si combatte con fantomatiche “medicine per drogati”, orde di poliziotti con l’etilometro in resta, vigilantes dalle pistole lucenti o telecamere agli infrarossi.
Si risolve con uno strumento semplice eppure agli antipodi di quelli che voi evocate: la politica.
Quella vera, fuori dai palazzi, senza doppio petto e fasce tricolori. Entrando nelle case dei migranti, dei lavoratori in cassa integrazione, nelle strade. Una politica che è umiltà, servizio e ascolto. Ma che ha il coraggio di mettersi in discussione nelle scelte, di fuggire dalle miserie dei giochini elettorali e ridare la parola a quelli che, i nostri compagni statunitensi, stimano nel 99 per cento.
Quello che chiamano “crisi”, in realtà riassetto di poteri, sta chiedendo il conto. E’ il momento di scelte radicali e controtendenza è il momento di prende l’onda giusta o lasciarsi travolgere da essa.
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