Soldi al Vento…



Che l’amministrazione Borri avesse poca dimestichezza con la
Costituzione Italiana  lo abbiamo sperimentato sulla nostra pelle e
sulle nostre fedine penali. Non ci attendevamo quindi  che nessuno dei
nostri amministratori si fosse spinto fino alla lettura del secondo
comma dell’articolo 9 “La Repubblica (…) tutela il paesaggio e il
patrimonio storico e artistico della Nazione”.

Ed era abbastanza evidente fin dall’inizio del suo mandato pieno,
quando ad una settimana dal voto amministrativo, contro ogni
raccomandazione dell’ANCI, garantì i cavatori della Buzzi Unicem, con
un svincolo per qualche centinaio di migliaia di metri cubi di
breccia.  Non era che l’inizio. Ripulita l’anima in chiave
ambientalista con una conversione (ambigua e latitante..) stile “via di
Damasco” in funzione evidentemente elettorale, l’opaca amministrazione
si è distinta per autorizzazioni e piani edilizi strutturati sui più
audaci desideri di costruttori. Fortunatamente la crisi economica e
immobiliare in particolare, hanno stoppato le devastazioni.  Ammettiamo
che Borri e co. sono in buona compagnia. Se non fosse per l’arroganza,
la chiusura e la scarsa trasparenza, potremmo far rientrare 
tranquillamente la giunta pergolese nella malapolitica che  fa da
padrone nelle nostre tristi terre. Terre dove  i cavatori scrivono la
legge regionale sulle attività estrattiva, l’API il piano regionale
energia, i partiti di governo locale cedono la gestione di vitali
servizi pubblici a multi servizi di proprietà di altri enti locali
dello stesso colore.  Conta solo far girare il denaro.  La
capannonizzazione selvaggia della valcesano (riconoscibile per i
caratteristici cartelli “vendesi o affittasi”), le devastanti giostre
pseudosciistiche sull’autodromo in cui hanno trasformato il monte
Catria, il proliferare di seconda, terza, quarta casa, lo spuntare  di
strade, autostrade, superstrade ed elettrodotti.

Per la rielezione conta una sola cosa: far girare denaro ed assicurarsi
favori.  In maniera legale, para-legale, illegale.  E la crisi non
aiuta.

Rimpiangiamo le visionarie intuizioni di Sir Keynes (l’idea di un
intervento pubblico in funzione anticongiunturale pagando dei
lavoratori che scavano buche..e altri che le riempiono).

In un eccesso di miopia economico-politica, a questa crisi strutturale
del sistema capitalistico, si continua a dare risposte inadeguatamente
cicliche.  Un “keynesismo della ruspa” decisamente fuori luogo.  Con
probabilità  suggeriti  da potentati economici in affanno, si stanno
ponendo le premesse per un devastante piano di  infrastrutturazione  e
grandi opere; la mano pubblica che rilancia l’economia nei momenti  di
crisi.  Gli interventi  pubblici cosi strutturati,  non solo risultano
inutili, ma  spesso pongono delle pregiudiziali per qualsiasi ipotesi
di uno sviluppo strutturalmente compatibile. I deliri di cui parliamo
vanno sotto il nome di MOSE, TAV, Ponte sullo Stretto, etc.  

Altro aspetto sono i fondi (nazionali e comunitari) destinati alla
quota di energie rinnovabili.  L’unico aspetto che sembra interessare
alle amministrazioni infatti è l’opportunità di incassare i
finanziamenti.  E l’estemporaneità  sta lì a dimostrarlo.  Ne
l’illuminazione pubblica ne tanto meno quella dei palazzi
amministrativi è informata al risparmio energetico, o alla
metanizzazione dei mezzi pubblici, la coltivazione dei tetti al
fotovoltaico,  eppure sta per sorgere sulle nostre colline un
devastante lunapark eolico.

Ma perché non un civilissima campagna per la coltivazione di tutti i
tetti a fotovoltaico, un progetto per l’autonomia energetica pubblica
(vedi progetto del comune di Monte Porzio), un progetto strutturato per
l’educazione energetica nelle scuole??  Per un particolare odio per
l’ambiente? No semplicemente perché insegnare il rispetto per
l’ambiente e alle future generazioni  non crea arricchimento privato.

Ma esaminiamo i motivi della nostra contrarietà.  

Tra le diverse forme di energia rinnovabile, le attuali esigenze di
mercato, in assenza di una reale pianificazione, favoriscono quasi
esclusivamente lo sviluppo di impianti industriali per la produzione di
energia eolica di medie e grandi dimensioni. Gli aerogeneratori di
medie dimensioni hanno pali o tralicci alti 30-40 metri ed eliche con
pale di 20-25 metri di lunghezza; quelli di grandi dimensioni hanno il
traliccio di sostegno alto oltre 60 metri ed eliche con pale di 30
metri ed oltre. E già esistono aerogeneratori di dimensioni ancora
maggiori. Gli aerogeneratori utilizzati hanno potenze che vanno da 1 MW
fino a 3 MW. Ogni centrale eolica è composta da un numero di
aerogeneratori variabile, mediamente, dai  10 a 50.

L’attuale livello tecnologico, ma anche le stesse esigenze di mercato,
impongono però che l’energia prodotta dalle centrali eoliche venga
immessa direttamente nella rete elettrica nazionale la quale, per
limitare il rischio di frequenti black-out, può “sopportare” solo una
piccola porzione, valutata intorno al 10-15%, di energia derivante da
fonti “intermittenti”, come è quella eolica.

Il rischio, pertanto, è quello di saturare con la sola energia eolica
la “quota” di energia producibile attraverso le fonti intermittenti,
precludendo in tal modo ogni possibile sviluppo, anche sperimentale, di
altre fonti rinnovabili tra le quali, in primo luogo, l’energia solare
“primaria”, rappresentata soprattutto dall’energia fotovoltaica e da
quella termodinamica.  Inoltre, il limite imposto dalla rete elettrica,
anche in considerazione del fatto che l’energia elettrica rappresenta
solo una parte dell’energia totale consumata (basti pensare che in
Italia solo i trasporti incidono per oltre il 30% sul consumo totale di
energia), implica che il contributo dell’energia eolica alla
diminuzione dei gas “serra” è trascurabile.

E’ dimostrato, infatti, che le centrali eoliche possono produrre un
generale degrado ambientale sul territorio interessato e in quello
limitrofo, generato da una serie di fattori diretti e indiretti, spesso
difficilmente valutabili in sede di progettazione. Tra i principali
ricordiamo l’impatto paesaggistico (aerogeneratori visibili a grandi
distanze, strade camionabili, elettrodotti e strutture connesse alle
linee elettriche esistenti) quindi quello  idrogeologico (estrazione
degli inerti, sbancamenti, strade transitabili agli autocarri,
basamenti in cemento, erosione del suolo, degrado della vegetazione,
inquinamento del sottosuolo).  Importante e da valutare l’impatto 
sull’avifauna stanziale e migratoria (mortalità diretta, sottrazione di
habitat, disturbo dovuto al movimento delle pale e alla maggiore
frequentazione dei siti, possibili modifiche delle rotte migratorie);
rischi ambientali indotti dalla proliferazione di strade (discariche
abusive, bracconaggio, incendi, ecc.).  Il principio di “precauzione” 
imporrebbe inoltre uno stop alle istallazioni almeno fin quanto non
siano disponibili dati attendibili su inquinamento elettromagnetico e
acustico.  

In considerazione di quanto esposto riteniamo che sul nostro territorio
(come paradigma dell’intera superficie nazionale) , tra le varie
produzioni possibili di energie alternative, quella eolica è quella che
crea il maggior impatto ambientale, a fronte di una trascurabile
riduzione di “gas serra”.  

Le nostre aree pre-appenniniche risultano troppo delicate per ospitare  centrali eoliche sui propri rilievi.

L’implementazione di aereo generatori  sull’Appennino e  pre-appennino
umbro-marchigiano, potrà produrre gravi ripercussioni negli equilibri
ecologici, paesistico-ambientali e socio-economici del territorio,
aggravate dalla mancanza di una seria pianificazione energetica a
livello nazionale e regionale.

 Gli ambiziosi obiettivi del protocollo di Kyoto, che prevedono per
l’Italia una riduzione del 6,5% nell’emissione di “gas serra” entro il
2012, possono essere raggiunti solo attraverso un notevole impegno su
più fronti, come quelli del risparmio energetico, della riduzione e
razionalizzazione dei trasporti, dello sfruttamento dell’energia solare
primaria.

Nella lingua giapponese il vocabolo “crisi” e quello “opportunità” 
vengono tradotti con un unico ideogramma. La drammatica crisi globale
potrebbe rappresentare, se giustamente interpretata, una vera grande
opportunità per un cambiamento radicale di sistema, verso uno più
“compatibile”, equo e democratico. Partendo dal principio che non tutto
ciò che viene spacciato per “ecologico” è in realtà “compatibile” ma
solo un’altra faccia dello sfruttamento umano e ambientale.

Spazio Pubblico Pluri-sgomberato SQUOLA – Comunità Resistenti delle Marche

“19.12.05-08 tre anni senza spazi sociali – potete sgomberare un palazzo, non una idea”

www.squola.org


One Response to “Soldi al Vento…”

  • Kill-9

    Va bene il risparmio energetico, va bene l’energia solare, ma cosa avrebbe di tanto devastante un sistema di energia finalmente *pulita* come l’eolico?
    E’ realmente così grave l’impatto ambientale?
    Sono davvero così “brutte” queste pale?
    Addirittura così brutte da violare la costituzione??

    E se per una volta qualcosa di buono che coincide con le esigenze di cassa dell’amministrazione, è proprio un male?

    Se ci si impunta sempre, anche su questioni puramente estetiche come questa, non si andrà mai da nessuna parte.
    Né con l’eolico né col solare, né con l’energia idroelettrica.
    Quando usciremo dal medioevo?