DI SANA E ROBUSTA COSTUTUZIONE….

Sabato 30 gennaio 2010, nel plumbeo e piovoso pomeriggio le i compag* del network sociale Squola hanno presenziato (in maniera massiccia e visibile) al presidio indetto in P. Battisti di Pergola PU dal "popolo viola" cittadino. Dopo una franca e aperta discussione sul merito (una piazza a difesa della Costituzione) e sulla forma (ma chi è stò ..popolo viola??) abbiamo deciso di esserci e di dare un nostro senso a quella piazza. Oltre l’intervento, che troverete qui di seguito, i compagni di Ya Basta e ANPI Valcesano hanno allestito due infoshop.
La Costituzione chiude un ciclo, quello della lotta antifascista nel ventennio e poi la resistenza armata al fascismo e ne apre un altro. Un ciclo di lotte sociali che in qualche modo ha riempito di contenuti quello che altrimenti sarebbe uno sterile libretto.
Non siamo feticisti: quello che ci interessa sono il concentrato di valori e diritti portato di una lotta sociale radicale, anche armata e violenta e le possibilità di espansione di questa sfera ma soprattutto la possibilità insita nella carta di una trasformazione radicale nel senso della giustizia sociale, della libertà, dell’eguaglianza.  E ci interessa lo strumento: la lotta sociale e la partecipazione democratica.
Questo è il senso della nostra presenza qui.


Organizzazioni che preferiscono l’agire materiale della lotta, la materialità dei confronti, l’assoluta autonomia politica, al mero presenzialismo di facciata, spesso mascherante l’amore per la gestione del potere e delle poltrone. La Costituzione come collettore unificante di tutte le lotte e gli interventi che ci caratterizzano.
Come tutte le conquiste sociali, anche i valori costituenti, o vengono sostenuti e spinti in avanti da sempre nuovi cicli di lotte che aprono le frontiere dei diritti oppure sono destinati ad una inevitabile regressione. Non ci illudiamo che la saggezza nella blindatura della Carta voluta dai padri costituenti possa preservarci, ne nella sua forma ma anche nella sua sostanza. E’ sotto gli occhi di tutti: le emergenze a cui assistiamo di continuo, da quella terroristica a quella dei migranti alla sicurezza, non sono che lo strumento per imporre un autoritarismo mascherato, con il parlamento esautorato dalle fiducie, dalla decadenza della rappresentanza politica, dalla compressione della sfera dei diritti a scapito del totem “sicurezza”.  Abbiamo conosciuto la paura che irrompe nella notte e che aveva la forma di terroristi in passamontagna ma che in realtà non erano altro che milizie che detenevano “l’esercizio legale della violenza” contro nostri compagni rei soltanto di aver dato forma ad un diritto garantito come quello all’abitare ponendo fine all’esproprio di democrazia che voleva intere palazzine pubbliche inutilizzate da lasciare in preda alla speculazione.

Rimanere fermi ad osservare comporta una sola cosa: la regressione dei nostri diritti.
Ma la Costituzione non ha gambe ne braccia se non le nostre. E non ha colori. O meglio li ha tutti meno il nero che è la negazione stessa del colore. Da cui le uniche bandiere in cui ci riconosciamo: un iride.
Difendere la costituzione è garantire, se necessario anche con lotte dure e radicali il diritto agli spazi sociali e all’abitazione contro la speculazione che vuole anche nel nostro comune ben 23 spazi pubblici inutilizzati.  E’ difendere dagli sfratti sempre piu oppressivi le masse di precari e senza lavoro, sfratti che in periodi di crisi diventano anche nei nostri territori una emergenza non piu rinviabile.
La lotta per un reddito sociale e di cittadinanza che preservi una esistenza dignitosa ai precari, ai disoccupati, ai poveri e dare un significato alla costituzione.
L’Italia non ripudia la guerra a momenti alterni o a seconda dei governi: lo fa sempre! Costruire la costituzione materiale del paese è bloccare l’aeroporto di falconara da cui partivano gli aerei per massacrare gli abitanti della ex Jugoslavia durante il governo D’Alema come lo è stato accendere i falò sui binari dei treni che portavano le armi per incenerire gli irakeni alla stazione di Pisa. Questa è la nostra terra e non servirà ne al profitto ne alla guerra. 15 miliardi di euro di impegno per il nuovo caccia f35 o la costruzione della sterminata base USA di Vicenza volute da tutti i governi che si sono susseguiti dalla metà degli anni 90 ad oggi sono per noi un affronto alla miseria e alla povertà sempre in espansione del paese. E’ difendere la costituzione (e forse in qualche modo essere patriota) lottare per una partecipazione civile e democratica sempre piu avanzata, che bypassando una rappresenta politica ormai assassinata da personalismi e maggioritari, impoga un fermo no alle speculazioni e al consumo di territorio e abbia la capacità, anche questa tutta costituente, di costruire un nuovo e piu compatibile modello di sviluppo. E’dare forma e sostanza alla costituzione i fermi no popolari all’inceneritore di schieppe come alla alta nocivita della tav in val susa. Contro l’inutile ponte sullo stretto come al cancromat che va sotto il nome di turbogas. Che sia a corinaldo, a falconara oppure a recanati.
E’ in perfetta sintonia con la costituzione una rivolta che incendi i materassi nei cpt, non lo è invece l’esitenza di lagher per esseri umani la cui unica colpa è essere poveri e essere nati nella parte sfortunata del paese. La solidarietà costituzionale si costruisce nei blocchi stradali degli operai dalla sardegna alla sicilia fino a milano e non con gli essemmese di solidarietà ad haiti. Quelli servono a tecitare le coscienze dei ricchi non a fare in modo che certe disuguaglianze non abbiano piu ad esistere.
La costituzione va costruita e nutrita tutti i giorni. In piazze come queste, nelle assemblee al cinema di bellisio, sulle gru degli operai dell’inse, nella barricate di chiaiano, nell’occupazione degli immobili pubblici o meno, sfitti e criminalmente inutilizzati.
La costituzione vera, non un soprammobile, non so lo avete notato, la stiamo costruendo sui tetti di mezza italia.

L’ultimo pensiero va a chi ha sognato la costituzione e a chi la sta costruendo giorno dopo giorno.

Ai partigiani del Catria ai gappisti di Pergola. Ai Mario Caprini e Mario Minucci uccisi dai fascisti, e al migrante partigiano Marko Petrovich.
E ai migranti che la costruiscono con il sudore, la dedizione e a volte anche il sangue, nelle nostre case con i nostri vecchi, nelle fabbriche e nelle fonderie, nei ristoranti e nei cantieri.
Dopo l’ultimo posto di blocco dell’esercito, dopo san Cristobal, quando la strada inizia a salire verso le sierras del sud est messicano, prima di incontrare piccoli indigeni zapatisti con il passamontagna e il mitra in mano, vi apparirà una grande scritte a vernice nera che segna l’ inizio del territorio zapatista.

C’e scritto: AQUI MANDA EL PUEBLO –IL GOBIERNO OBECE


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