“Casavecchia, Borri e Rondina sono INNOCENTI – siamo noi i veri DELIQUENTI”

Era  uno slogan che risuonava sulle bocche  e sulle mura qualche anno fa.

La disgrazia (o le fortune..?) del collettivo sono iniziate proprio cosi  con il nostro interessarci  di modelli di sviluppo e  di cave e nello specifico di quella devastante della preziosa maiolica  al Bifolco di Bellisio.

La vera  offensiva  militare contro Squola  è iniziata proprio nel periodo di maggior pressione mafiosa dei cavatori sulle istituzioni, rappresentate da Rondina (vice presidente della  Provincia ) e Borri tra il 2005 e il 2006: : Spazzare via l’opposizione sociale troppo rumorosa: La diffida e poi lo sgombero della struttura di Bellisio  perché doveva ospitare un supposto museo  dello Zolfo.(ora è un resort per aracnidi)  Sgomberi a ripetizione e 12 militanti sotto processo con accuse gravi: occupazione, , furto con l’aggravante del concorso e dello scasso: Tre anni di gogna giudiziaria , di centinaia di migliaia  di euro pubblici sprecati, centinaia di euro di lavoro perso, tribunali intasati, prima dell’assoluzione piena e completa.

Era l’inizio della fine del Sultano del Borristan

 

A distanza di 6 7 anni  nessuno parla più di Cava al Bifolco, (ma anzi di stralcio del sito dal piano cave), il consiglio di stato ha rigettato  il ricorso dei cavatori, l’impero politico sociale (economico?) dell’ex sindaco dei suoi sgherri , ignominiosamente collassato su stesso fortunatamente senza lasciare tracce indelebili sulle montagne.

Noi siamo ancora qui

Non ci siamo fermati neanche per prendere la rincorsa

La vediamo molto dura

(dal corriere adriatico di ieri)

 

Pergola Il procedimento amministrativo per l’apertura della cava del Bifolco è oggetto d’indagini della magistratura ha visto due rinvii a giudizio. Per l’imprenditore Giampiero Casavecchia e per Giovanni Rondina che, sotto la presidenza Ucchielli, fu vicepresidente della Provincia. A quest’ultimo il gup Lorena Mussoni ha contestato il reato di corruzione “per aver fatto illegittimamente rilasciare a un imprenditore le autorizzazioni all’apertura della cava di Pergola, ricevendo dallo stesso prima la promessa poi la dazione di 10 mila euro per compiere numerosi atti contrari al dovere d’ufficio, intervenendo illegittimamente presso gli uffici provinciali e presso gli amministratori comunali di Pergola. Promessa avvenuta nel dicembre 2005, dazione del gennaio 2006”. A prova di tale capo d’imputazione anche intercettazioni telefoniche in cui si fanno nomi conosciuti. Il processo si apre oggi presso il Tribunale di Pesaro. La vicenda della cava rientra in un’indagine più ampia che all’inizio riguardava solo l’approvazione del Prg di Cartoceto. Tredici gli imputati. Il consigliere provinciale Antonio Baldelli così commenta: “Sono anni che conduciamo, prima all’opposizione e ora quali amministratori pergolesi, la battaglia contro l’apertura della cava del Bifolco: sulla vicenda abbiamo denunciato palesi contraddizioni e lati oscuri da chiarire. Finalmente la Magistratura farà luce su questa triste vicenda. In ogni caso, rispetteremo, come sempre fatto, il principio costituzionale d’innocenza sino a sentenza definitiva ma, sin da ora, chiediamo chiarimenti e spiegazioni di natura politica a chi ha amministrato Pergola e la Provincia nel passato. Chiediamo a coloro che hanno governato Pergola negli anni 2005-06 se Rondina li ha davvero mai contattati. Se ciò fosse accaduto, gli ex amministratori pergolesi debbono spiegare ai nostri concittadini la natura e lo svolgimento di tali contatti”. Per tutelare gli interessi della città e per ottenere chiarezza sulla vicenda, il Comune, tramite l’attuale sindaco, si è costituito parte civile contro il vicepresidente della Provincia e l’impresa cavatrice, chiedendo un risarcimento di 1 milione di euro. “Al contrario, sembra che la Provincia, pur essendo stata individuata parte lesa dal Tribunale, non si è ancora costituita parte civile”. Nei mesi scorsi, poi, la giunta comunale ha presentato, contro Provincia e impresa cavatrice, un ricorso al consiglio di Stato per chiedere l’annullamento dell’autorizzazione della cava.

Pergola Antonio Baldelli presenterà un ordine del giorno in consiglio provinciale. “Di fronte ad accuse penali tanto gravi, quale consigliere provinciale tornerò a presentare un ordine del giorno per chiedere lo stralcio della cava del Bifolco dal Piano per le attività estrattive. Voglio proprio vedere – conclude Baldelli – se la maggioranza avrà il coraggio di bocciare anche quest’ordine del giorno come ha già fatto in passato per ben tre volte”.

 


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