BRONZI: LA BARRICATA SULLA VIA DEL BENE COMUNE

“la barricata chiude la strada ma apre la via”

 

Il Sindaco di Pergola è uomo di legge e sa, come Carlo Levi che lo ha scritto, che le “parole sono pietre”. Ci si possono murare porte, si possono scagliare. Il Sindaco il vocativo termine “barricata” a palesare la totale indisponibilità dell’intera cittadinanza a qualunque genere di trafugamento istituzionale del “bene comune” Bronzi, e lo usa al plurale.

La storia, la nostra Storia, quella più partecipata e luminosa, ci dice che spesso le barricate non sono solo metaforiche. Erano drammaticamente reali quando la popolazione scese in strada per salvaguardare il proprio diritto alla salute e con essa il proprio ospedale. Lo aveva già fatto per i Bronzi e cavatori, guardie e corrotti erano consci che per difendere il Bifolco erano già pronte e sperimentate.

La chiamata alla barricata non ci coglie politicamente impreparati. Il collettiva che anima lo Spazio Pubblico Autogestito Squola ritiene che la permanenza del gruppo scultoreo romano nella cittadina cesanense sia una delle chiavi per poter immaginare uno sviluppo compatibile sostenibile di queste terre. Al pari di come lo è una presenza di un ospedale degno di questo nome e di un ambiente liberato da mostri eolici, laghi fotovoltaici cave devastanti e ed elettrosmog. Quel gruppo scultoreo è il cardine di quel “museo diffuso” che è il nostro unico bene rinnovabile. Come lo sono la qualità della vita, la nostra agricoltura ancora a misura di essere umano e i prodotti tradizionali. Dentro la drammatica crisi che stiamo vivendo, all’interno di un processo di deindustrializzazione della monocultura del “bianco”, di tradizionale, folcloristico o identitario, questa lotta, non ha nulla. Non c’è da difendere un passato, una tradizione o un ricordo ma la stessa possibilità di sopravvivere nella nostra terra. Più Stalingrado che Lepanto.

Quel gruppo scultoreo (e quello che rappresentano nell’immaginario collettivo), quel museo costruito più con sacrificio e intervento popolare (come del resto l’ospedale) che un reale impegno pubblico, non sono dello Stato ne di qualche mecenate peloso: sono NOSTRI. Quel museo e i precari che li lavorano sono un nostro bene comune, una “proprietà sociale”.

 

Non saranno saltimbanchi televisivi, speculatori elettorali o nostalgici della politica a difendere e tutelare la permanenza dei Bronzi: saranno le cittadine e i cittadini. Non speriamo in alcun intervento di una casta politica screditata ne dei suoi supplenti tecnici ministeriali.

Si faranno ricorsi ed è giusto. Ma alla fine la presa d’atto dei giudici sarà, come per la cava, una fotografia di un rapporto di forza. Perché la barricata è illegale ma assolutamente legittima e le rivoluzioni non possono essere normate.

Perchè sarà una barricata, non una sentenza o un miracolo, a fermare una politica che, dentro una visione neo-coloniale, stoppa elettoralmente l’80% di investimenti e servizi a 10 km dalla costa, relegando nell’entroterra i propri mostri. Discariche, cave, captazioni idriche stile Golan, laghi fotovoltaici mostri eolici e mega cantieri per grandi opere utili solo a finanziare i subappalti della camorra.

Anche stavolta non arriveranno alieni o salvatori esterni. Sappiamo bene che il nostro futuro dovremo tutelarcelo da soli.

Partecipazione, autonomia e conflitto abbiamo fermato Corporation come l’Edison, corrotti e cavatori e tragici burocrati regionali sponsor dei buchi neri finanziari come “the Kingdom” di Torrette. Li abbiamo fermatoti, lo fa faremo ancora.

La vediamo molto dura. Disponibili al conflitto.

Spazio Pubblico Autogestito

Squola

www.squola.org


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