UNA MATTINA CI SIAM SVEGLIATI..
E anche stavolta abbiamo trovato un invasore alle porte. Un invasore subdolo e invisibile come la nuova antenna per le telecomunicazioni piazzata a poche decine di metri da un’altra sulla collina di Ferbole che domina Pergola e la irradia con un livello di elettrosmog di cui non conosciamo valori e parametri. Ancora la nostra salute come merce di scambio contro il profitto delle multinazionali della comunicazione . Cancro contro euro e l’amministrazione locale, a cui spetta l’onere della tutela del nostro diritto alla salute, nella migliore tradizione di chi li ha preceduti, latita nella comunicazione ai cittadini e magari lucra qualche elemosina visto che il terreno dove sorge è demaniale. Uno spazio pubblico violato.
Su una delle strade che collega Pergola alla Frazione di Pantana, sorge un piccolo quartiere dotato di tutti i confort e servizi, piazzole per i bus, area ludica per bambini, marciapiedi, piste ciclabili, verde urbano. Mancano solo le case e gli abitanti. Benvenuti a Speculonia! Quattro strisce di bitume e cemento a consumare l’unico bene pubblico da sfruttare per uno sviluppo sostenibile e partecipato. Solo la speculazione può aver indotto la commistione di pubblico e privato, in un paese a decrescita demografica a due cifre a ipotizzare il sacrificio di uno dei migliori terreni agricoli per costruire case da far abitare ai fantasmi (o per riciclare denaro?) . Non abbiamo avuto timore di sollevare, con la nostra azione, l’attenzione su questo nuovo caso di uno spazio pubblico sfruttato ai fini di convenienza.
Dopo il quartiere fantasma di “Speculonia” il “sanzione tour” nella sua seconda tappa ha sempre interessato la tematica “ectoplasmi”. Uno dei più vivaci centri propulsori di socialità e cultura: l’ex scuola di Bellisio Solfare, fino quando sull’esperimento non si è abbattuta la scura della giunta Borri a fine 2005. Sette associazioni , un centro sociale e una biblioteca popolare sgomberate con forza e ignoranza nel tentativo goffo di tacitare una opposizione sociale e silenziare chi avversava la Cava del Bifolco. Dopo sette anni dallo sgombero e una duna di progetti di riutilizzo di concreto c’è stato solo la sostituzione di alcune tegole del tetto, l’abbattimento di un canterto e lo sventramento di un pavimento. Lo striscione OCCUPASI ad indicare la prossima destinazione dell’immobile clamoroso esempio di saccheggio, miscela di arroganza, disonestà e incapacità nella gestione del Bene Comune.
Legata a doppio filo con la vicenda della Scuola bellisiana è tutto lo “sporco affare cave”. Per compensare i cavatori del bifolco , espropriati dalla dura lotta popolare della loro prelazione su una delle valli più integre del territorio comunale , le amministrazioni Borri prima, Baldelli poi, hanno concesso generosi ampliamenti della cava “Ex Unicem” Disattendendo tutte le indicazioni amministrative e ambientali, nella più totale latitanza di verifiche da parte degli enti locali su volumi escavati e piani di ripristino ambientale i nuovi proprietari hanno ampliato in deroga a tutti a tutte le concessioni. L’importante è che non si veda: i nuovi ampliamenti sono infatti nella parte interna della valle visibile solo dalle alture. In una area che la più alta magistratura amministrativa considera di alto valore ambientale e meritevole di tutela. Il NO CAVE apparso all’ingresso dell’area sottoposta a rapina è grande e deciso solo come il nostro consapevole si ad un modello di sviluppo partecipato, sostenibile e trasparente.. Il 25 aprile non potrà, per noi, essere una ricorrenza , ma sempre e solo un momento di lotta
Spazio Pubblico Autogestito Squola
ieri partigiani- oggi antifascisti