Lettera ad un Compagno incarcerato

“Non dobbiamo più dormire tranquilli”, non è caro Alessio, un inno all’insonnia. E’ l’imperativo, la parola d’ordine che abbiamo voluto diffondere tra le compagne e compagni di Squola, da quando una triste mattina, aprendo le mail, abbiamo appreso del tuo incarceramento. Non è una notizia qualunque della triste routine a cui questi bui periodi ci hanno abituati e pensiamo ai tanti compagni e compagne dei movimenti sociali italiani, del diritto all’abitare, contro la schiavitù della precarietà e la devastazione e il saccheggio delle nostre terre e delle nostre vite, oggetto delle attenzioni di una magistratura sempre più al servizio di questura e polizia, e il moltiplicarsi implacabile di misure repressive a cominciare dall’uso selvaggio della carcerazione preventiva. Non è una notizia qualunque della triste litania della repressione: stavolta è toccata ad UNO DI NOI. Uno con cui, e non da ieri, abbiamo condiviso le strade, le lotte, gli impegni e anche le gioie. Uno tra i tanti ma che è sempre spiccato per passione, serietà e continuità nell’impegno. Quasi una missione. Uno con il quale abbiamo condiviso il conflitto contro questo sistema marcio (e di cui stai subendo uno dei portati piu nefasti) da qui ai barrios argentini, in questa enorme e delicata “Casa de Nialtri” come ci piace considerare il pianeta terra. Ti pensiamo tombato in quella discarica sociale che è il carcere, pensiamo alla solitudine e all’alienazione di vivere in una istituzione nata per separare, disumanizzare, burocratizzare la sofferenza della privazione. Pensiamo a te e a quella che un assurdo vocabolario burocratico chiama “la popolazione detenuta”, e questo c’è motivo di riflessione: è la logica del sistema che partorisce criminali.

Abbiamo deciso di non dormire più tranquilli, finché questa spina nel fianco non sarà uscita. Fino quando non sarai uscito da quella tomba che odiamo. E non faremo dormire sonni tranquilli ai “padroni del vapore” , stanne certo. Dalle curve solidali alle “case della grande e sovversiva fantasia” ai compagni delle polisportive allo sport antirazzista sei in cima ai pensieri di tante compagne e compagni.

“Non si lascia nessuno indietro” ce l’hanno insegnato i montanari della Valsusa, e sta tranquillo che per noi, questo detto, è legge.


Un abbraccio da tutte le compagne e i compagni di Squola
12_2015 Allegria 029


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