Se è vero che del maiale “non si butta via niente” anche dei vitigni si butta via poco o niente. Tutti, o comunque in tanti, conoscono l’impiego delle potature delle vigne per l’accensione dei forni a legna di campagna, dell’impiego delle foglie come elemento di arredo e/o come copertura dei pergolati (favolosamente spogli d’inverno, per favorire l’ingresso della luce nelle case contadine e rigogliosa d’estate cosi da creare ombra e frescura), l’uso delle varie vinacce e pose e scarti della lavorazione, che si riutilizzano per vari distillati (più o meno legali). La ricetta dei “peperoni sotto vinaccia” però non è cosi conosciuta e pensiamo di fare cosa gradita divulgandola.
La stagione della vendemmia coincide con quella della raccolta degli ultimi peperoni dall’orto nel periodo in cui la riduzione dell’insolazione non permette più la giusta maturazione. Colti, selezionati e puliti con acqua e uno straccetto, vanno lasciati asciugare bene. Prendiamo delle ottime vinacce, non troppo asciutte (attenzione a non torchiarle troppo), le mettiamo in un recipiente adatto (nel nostro caso abbiamo utilizzato le vinacce del Tumultuoso di Monterolo, il vino autogestito prodotto dal collettivo Squola nelle rigogliose terre della fattoria Ca’Mittix) noi abbiamo usato una bagnarola ma va molto bene anche la damigiana a collo largo, depositando un generoso e molto umido strato di vinacce, quindi uno di peperoni cosi alternati fino all’orlo. Ultimo strato deve essere di vinacce. Se risulta secco coprite bene con dell’aceto. E’ importante tenere compresse le vinacce in maniera che i peperoni risultino ben coperti, ma attenzione a non chiudere ermeticamente perché le vinacce fermentando potrebbero rompere il contenitore. Viene raccontato che i contenitori venissero coperti con tavole ben lavate e tenuti pressati da dei mattoni. Se è vero che dopo circa un mese i nostri “peperoni sotto vinaccia” sono pronti, risultano assolutamente presenti nelle tavole cesanensi ad imbandite per la cena della vigilia, il 24 dicembre e come prodotto principe per la salsa con acciughe e tonno con cui si condivano i cavolfiori lessi.
Per il collettivo, che dalla scorsa estate, rivitalizzando un vigneto e una cantina abbandonata da anni, si è lanciato nel mondo dell’autoproduzione vinicola (il “tumultuoso”sarà consumato presso il centro sociale Squola e nei circuiti degli eco-mercati di “genuino e clandestino”) è stato un momento di indagine, ri-scoperta e messa a produzione della tradizione e dei ricordi. Con ottimi risultati!! Il prodotto finale sono dei deliziosi peperoni molto simili a quelli sott’aceto, ma piu “tosti” e con un inconfondibile aroma di vinaccia.