L’inverno avaro di precipitazioni e con temperature notevolmente sopra la media sta mettendo in crisi non solo alcuni settori dell’agricoltura, ma anche gli operatori dell’industria dello sci. Poiché le scarse nevicate dei mesi scorsi non hanno permesso a molti impianti sciistici dell’Appennino di aprire, ecco che, notizia di pochi giorni fa, nel reggiano qualcuno prova a chiedere all’amministrazione regionale dell’Emilia Romagna lo “stato di calamità”. La vera “calamità”, secondo le associazioni Lupus in Fabula, Italia Nostra, Lav e Lac sono in realtà quegli amministratori che continuano a destinare ingenti risorse pubbliche per finanziare lo sci da discesa, in località che per caratteristiche orografiche non hanno prospettive di sviluppo negli anni a venire.
Di questi casi ne abbiamo tre nella provincia di Pesaro ed Urbino, ma in particolare per Il monte Nerone ed il monte Catria gli interventi di potenziamento delle stazioni sciistiche sono un vero spreco di denaro pubblico, una anacronistica visione di sviluppo dell’attività turistica montana che provoca solo danni irrreparabili e permanenti all’ambiente naturale.
Invece di puntare su attività che avrebbero prospettive di crescita e che funzionano tutto l’anno, si buttano soldi per impianti che funzioneranno al massimo qualche giorno, che non offrono lavoro stabile, che non producono ricadute economiche significative sulle aree interne.
La Regione Marche non solo continua a finanziare l’assurdo ampliamento della stazione sciistica del monte Catria, ma ha destinato anche 210.000 euro per illuminare di notte la pista n. 1 del Monte Nerone e per potenziare l’innevamento artificiale. A questo progetto si sono opposte le suddette associazioni presentando un ricorso al Tar Marche contro la determina dell’Unione Montana Alto Metauro che lo ha autorizzato. Purtroppo il Tar ha ritenuto che non ci sia un “pregiudizio grave e irreparabile” per decretare in via cautelare la sospensione dei lavori. A nostro giudizio invece, oltre all’inutilità dei nuovi interventi di potenziamento dell’attività sciistica, la valutazione del progetto è stata superficiale e approssimativa e non ha considerato adeguatamente le gravi ricadute su mammiferi e uccelli, fra i quali alcuni particolarmente vulnerabili come chirotteri e rapaci notturni.. Inoltre le associazioni ambientaliste ritengono che l’inquinamento luminoso sarà molto elevato e visibile a notevole distanza a causa della rifrazione del manto nevoso, sempre che nevichi. Nonostante il pronunciamento sfavorevole del giudice amministrativo e in attesa del giudizio di merito gli ambientalisti non si arrendono ed attiveranno altre azioni per contrastare questo assurdo progetto, che sarà l’ennesima cattedrale nel deserto a spese della collettività.
Fano, 28-02-2020
Associazioni
LA LUPUS IN FABULA Orazi Claudio
ITALIA NOSTRA Sebastiani Maurizio
L.A.V. Aquila Maria
L.A.C. Danilo Baldini