Tra “Sciacalli” e “sciagure” La coda di paglia del sindaco Tagnani

lago Claudio Minardi - Monte Catria

Canottieri squola al lago Claudio Minardi

Bisogna ammettere che, al sindaco di Frontone, Daniele Tagnani e agli altri “capibastone” delle “ndrine” che gestiscono gli osceni lunapark scistici delle Marche, non manca l’attitudine sportiva. Solo dei campioni di arrampicata sugli specchi avrebbero potuto scrivere quanto appare sull’ articolo, a firma di Marco Spadola, “La responsabilità dell’alluvione è anche del no degli ambientalisti”. Come ogni scalatore sa, nella progressione verticale, è essenziale il rapporto peso/potenza. E appare palese come, il sindaco e i suoi giullari, siano appesantiti da un handicap: la pesante e ingombrante “coda di paglia”.

Faremo un torto alla intelligenza nostra, del sindaco e dei gestori di circhi equestri sciistici se, anche solo lontanamente, pensassimo o avessimo scritto, che la causa esclusiva della devastante alluvione risiedesse nel massacro ambientale compiuto per la realizzazione degli impianti sciistici del Catria.

Quando su una porzione limitata di un area appeninica e sub-appeninica, si abbattono 2 metri cubi d’acqua su tre metri quadri, non c’è faggio tutelato (e non massacrato in quota), consorzio di bonifica efficiente (e non latitante) , casse di esondazione realizzate (e non progetti fermi dal 2016) e giunte regionali attente ed efficienti (e non intente a finanziamenti a cacciatori di cinghiali e danzatori di saltarelli in chiave elettoralistica), non c’ NULLA che possa impedire al “problema” di rovinare violentemente a valle. E con lui tutte le sue contraddizioni.

Certi fenomeni, ormai non più straordinari, vorremo essere chiari, non sono da attribuire al sindaco Tagnani ne ai suoi ascari con cui si spartiscono il ricco bottino dei milioni di denaro pubblico a scopo privato. Sono il risultato scontato ed inevitabile di ormai tre secoli di sfruttamento sociale e rapina ambientale al Pianeta, fatta al solo scopo dell’arricchimento individuale. In sostanza nel capitalismo in una qualsiasi delle sue tante, diverse e mutevoli forme.

L’unica cosa che unisce il Sindaco, i suoi ascari locali, e circensi della neve (con il massimo del rispetto per i lavoratori dello spettacolo) marchigiani e le élite che hanno stuprato il pianeta è la mentalità: Il pianeta, o nel caso del sindaco Tagnani, la Nostra (del sindaco, nostra e degli abitanti del pianeta) Montagna come area, esclusiva su cui esercitare comando, controllo e rapina.

Se abbiamo appurato che le responsabilità sui danni dell’alluvione non sono di Daniele Tagnani, dei suoi ascari o degli impavidi capitani d’impresa dell’industria sciistica regionale (??!!), difficilmente potranno essere attributi ai cosiddetti “ambientalisti”, che se esistevano, ormai si sono persi, e il cui potere decisionale sulle scelte politiche, se prima era poco, dopo Renzi e il suo devastante “Sblocca Italia” che ha appiattito ogni lontana parvenza di controllo popolare e democratico su appalti e progetti, si è ridotto, con buona pace di Bonelli, Carrabs o degli altri camerieri del PD, a quello paragonabile ai pochi atomi di idrogeno di un peto, sperso nello spazio siderale.

Se i cosiddetti “ambientalisti” (e noi con loro) hanno delle responsabilità è nel fatto che hanno urlato troppo piano, che non si sono opposti con i loro corpi, che non hanno democraticamente sabotato la rapina ai soldi pubblici esercitata mediante disastri ambientale. Nessuno di noi, nessuno di “loro” ha fatto il proprio dovere, obbligo per i futuri abitanti del Pianeta. Salire sulle loro ruspe ed incatenarsi, bloccare con ogni mezzo necessario il massacro. Sabotaggio, come preciso obbligo di civiltà.

Chi scrive a tutti questi illustri signori che, costruiscono il deserto sulle montagne e lo chiamano “promozione dell’ambiente montano”, è un esiguo gruppo di gruppo di militanti sociali e politici, che non viene da nessuna costa a mangiare nessun panino; noi all’ombra di Catria ci viviamo e magari di Catria vorremo anche vivere. In armonia e in maniera socialmente e ambientalmente compatibile, partecipata democraticamente e paritaria. Non c’è traccia tra di noi dei famigerati “professori (abitanti sulla costa) in “mocassini che guadagnano 10 mila euro al mese” evocati dal Sindaco. Per curiosità intellettuale lo spaccato sociologico degli attivisti evidenza una maggioranza di contadini, artigiani ed operai. Alcuni di noi stanno così a ridosso della montagna da vedersi spazzati via casa e attività dalla furia delle acque.

I milioni stanziati dalla regione per “promuovere l ambiente montano” per il tramite degli impianti del Catria sono più di 6, e sono più dei 5 a tutt’oggi stanziati dal governo per l emergenza alluvione: la matematica non è un opinione. I fantomatici laghi, l’innevamento artificiale, l’illuminazione notturna (magari tra un po anche wi-fi, bluetooth, aria condizionata..) promuovono solo l’economia criminale di chi li ordina e realizza, non la montagna. L’unica cosa che scivola sugli orrendi canyon desertici chiamati piste sono l’humus, i tronchi e il torrenti di soldi pubblici. I primi vanno ad intasare i fiumi e creare disastri. I secondi nelle tasche di chi ha ordito la rapina.

Ma se questo “disastro ambientale colposo aggravato dal metodo mafioso” ha una mente criminale quella sicuramente risiede nei poteri politici ed amministrativi che l’hanno non solo autorizzato ma anche ordito. Traggono origine, potere e voti, proprio tra i “rammolliti” abitanti della costa (70% dei voti/80% del PIL), condividono con il sindaco la stessa mentalità che vede il vasto e ricco entroterra come una “riserva indiana” (o lunapark).

Chi fa politica in questo tempo, in questo Pianeta, non può non porsi l’AMBIENTE come problema centrale della propria agenda. Compatibilità sociale e ambientale come bussola e guida di ogni progetto di sviluppo e crescita. Questa riconosciuta centralità fa di noi, e anche con orgoglio, ambientalisti. Tutelare e difendere per promuovere e sviluppare.

Ma sia tranquillo il Sindaco, i suoi padroni e i suoi giullari, ci troverà comunque in prima fila dentro i movimenti contro le guerre imperialiste, per la libertà dei popoli oppressi. Ci troverà insieme ad ogni famiglia sotto sfratto, contro ogni distacco dell’acqua, in ogni forma di mutalismo e socialità che fa crescere la coscienza, contro i fascismi vecchi e quelli nuovi, per la tutela e la difesa dei diversi e degli ultimi, con gli operai delle multinazionali che delocalizzano e licenziano via whatsapp. Insomma tra Pantelleria e la Valsusa.

Saremo sabato 15 10 alla manifestazione di Ancona “Basta Pagare!!” per chiedere:

– lo stop immediato a qualsiasi progetto impattante su Appennino e la revisione immediata dei criteri su cui sia basano i VIA (valutazioni di impatto ambientale) nelle aree montane;

– sospensione immediata, in tutte le aree interessate dallo “stato di calamità”: dalle rate dei mutui, dai versamenti fiscali e di quelli contributivi;

– blocco immediato ed universale ai pagamenti delle utenze invernali nelle aree calamitate;

– un “piano montagna” che viri in maniera decisa, netta e senza tentennamenti, da una idea di sviluppo predatorio e insensato come quello che punta ad unico luna park osceno dall’ emilia all’abruzzo, per puntare sull accoglimento delle tante domande di tutela dell’ambiente a cominciare dai custodi, le genti della montagna. Una fiscalità di favore e investimenti sulle attività tradizionali, sui prodotti delle nostre terre, la possibilità concreta di partecipazione alla gestione delle aree protette.

Se ci vede fermi e inginocchiati, tranquillo: stiamo allacciandoci le scarpe per prendere la rincorsa.

Spazio Pubblico Autogestito Squola

Pianeta Terra

Contemporanei all imbecillità


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