[MONTE CATRIA] 1° MAGGIO – THE DAY AFTER


La montagna è maestosa e potente. Eppure è così vulnerabile, così
facile da attaccare… specie se è bel tempo ed è il primo maggio, o il
15 agosto o una qualsiasi altra data estiva che invogli alla fuga in
massa sul monte.
Il monte in questione è il nostro Catria e la data, facile da indovinare, è quella dell’altro ieri, primo maggio.
Passando,
nel pomeriggio del primo, per valpiana c’era il solito movimento di
gente; giovani, ragazzini, neonati, famiglie a mangiare sull’erba, a
dormire sotto gli alberi, a bere, a camminare, a giocare a carte sui
soliti tavolini sgangherati. insomma a fare le tipiche cose da svacco
primomaggesco. una bella festa. qua e là qualche tenda e le solite
macchine un po’ sulla strada e un po’ no.
ieri mattina, due maggio, la valle era tornata tranquilla ma per terra,
ovunque, c’era un vero e proprio merdaio che non solo faceva male a
vedersi ma era ed è, purtroppo, un chiaro messaggio di quanto poco ci
sia da sperare in una cittadinanza che possa definirsi tale.
robe di ogni tipo ovunque, sia vicino al capannone che più in là, nei
prati della valle. lungo la strada sacchi e buste pieni lasciati
rotolare nelle cunette che raccolgono le acque. piatti, bicchieri,
forchette, pacchetti di plastica, bottiglie, materassini, cose.
forte il senso di rabbia e incazzatura perché la maggior parte delle
persone che vanno sul monte sono delle nostre parti, pergolesi,
frontonesi, serrani. rabbia e incazzatura perché dietro alle camicie
stirate, al gel nei capelli, agli occhiali da sole, alle lasagne
preparate bene, alle macchine pulite che queste persone hanno portato
sul monte sembra potersi scorgere solo un grande vuoto.
Quel vacuo pericoloso che permea le scatole craniche e si traduce
nell’incapacità di riconoscere che il monte, l’aria, i panorami, i
fiumi, le fioriture, gli animali, le nostre colline, le nostre
cittadine e poco altro sono le nostre vere ricchezze. E non tanto
ricchezze a cui pensare in termini pecuniari. sono quelle ricchezze che
ci possono salvare la vita, che possono strapparci dall’alienazione
delle lunghe ore di lavoro passate in capannoni, uffici, stanze chiuse
a intristirci e ammalarci sotto la luce dei neon. ma tutto questo
sembra che non si riesca a vedere e il catria diventa, anche lui, il
solito prodotto buono solo per il tempo che decidi di starci, poi lo
butti via finché per la prossima volta il vento avrà disperso ogni cosa
facendola apparentemente scomparire. la montagna incantata, paradiso
del consumatore, che si pulisce da sola e tu non devi nemmeno pensare a
portarti giù la merda che hai prodotto. il catria-auchan, nel cui
parcheggio, a una certa ora, omini con tute arancioni passano a
radunare i carrelli e togliere gli imballaggi.
Ieri ho portato giù un po’ di roba con la macchina, ma troppo è rimasto
lì’ a valpiana. stamattina ho telefonato all’azienda consorziale e alla
forestale della zona ma non rispondeva nessuno. poi ho avvertito il
1515 e mi hanno detto che interesseranno chi di dovere.
il problema però rimane perché non deve succedere che qualcuno debba
intervenire a sanare una situazione che, assolutamente, non si deve
verificare sin dall’inizio. come fare? far vedere ai pergolesi & co
che erano sul monte lo schifo che fanno? ci provo, mandando qualcosa al
corriere adriatico, magari mettendo qualche foto sul libertario e da
qualche altra parte. ma basterà?
perché, visto che sta cosa succede da anni, chi di dovere non passa il
pomeriggio del primo maggio, per esempio, a "ricordare" alle persone in
partenza di portare dietro baracche e burattini? è triste e ridicolo
dirlo e pensarlo ma pare proprio che siamo arrivati a questo. e non c’è
da meravigliarsi se per qualcuno sarebbe la stessa cosa vedere, anziché
i nostri monti, una serie di piloni con una superstrada sopra con vista
su roccia disintegrata da esplosioni e ruspe.
scusate la lunghezza ma proprio non potevo accorciare sto sfogo.
qui trovate qualche scatto fatto ieri


le immagini non danno assolutamente l’idea dello stato reale delle cose.
ciao
andrea


4 Responses to “[MONTE CATRIA] 1° MAGGIO – THE DAY AFTER”

  • andrea

    ciao noemix!

    sì, sono ataru 🙂

    hai ragione e sono d’accordo con te. è che non mi spiego come si possa tenere ossessivamente pulita una macchina, che in fondo è poco più che un elettrodomestico o una zappa (cioè è solo un mezzo), e non pensare un po’ più in là, dove è più necessario.

    vabbeh. viva la lentezza! 😀

    aloha ahiahi

    ataru

  • noemix

    ciao andrea………ma sei ataru??? =D

    ovvio che hai ragione….
    anch’io c’ero il primo maggio a val piana…
    ma è bastato prendere un sacchetto e raccogliere le nostre birre vuote e altre piccole cose…
    …basta farlo notare alle persone e si rendono conto che è una cosa da fare….ho avuto collaboratori anche traballanti dall’ eccesso di alcool =))

    consiglio di partire da se stessi ….e coinvolgere gli altri…
    forse è un progetto lento ma …..

    alooha
    noemix

  • andrea

    Ciao David,
    intorno a casa mia ci sono diverse persone che la pensano in maniera sanamente diversa, e non solo su questa questione. le idee sono tante, come sempre per fortuna non mancano, però come sempre non si diffondono mai abbastanza in maniera incisiva.
    Mmmh, è vero, è una questione culturale anche, ma certe volte penso che per far capire le cose ci vogliano gesti che stigmatizzino in un segno preciso il loro senso… stavo pensando… perché non portare il cane a liberarsi sullo zerbino di casa di qualcuno di quei signori? scherzi a parte, insistiamo!

    cià

    andrea

  • David

    Caro Andrea,
    il triste racconto relativo al Monte Catria può essere esteso, purtroppo, a tante altre mete delle scampagnate nella natura. Sono in linea con le tue considerazioni e da anni mi sto battendo per una fruizione “alternativa” delle nostre montagne. Ma è un problema culturale, bisogna insistere e articoli come questo sono molto importanti.
    ciao,
    David