Elogio delle curve.

 curve marchigiane

Mi piacciono le curve, e mi piacciono le salite, i dossi.

Mi piacciono le curve. Quando la strada è nervosa e ti fa girare il volante di qua e di là. Mi piacciono perché mi fanno rallentare, perchè posso osservare ciò che mi circonda, perché è più difficile guardare l’ora. Posso guardare in basso, posso guardare in alto. Posso vedere il paesaggio cambiare dopo la sterzata, cambiare le ombre, perfino i profumi della natura. Anche il colore del cielo cambia, se hai il sole in faccia o alle spalle, se c’è vento oppure no.

In genere dove ci sono le curve, anche il paesaggio è più bello, meno monotono, più particolare. Vuoi mettere i rumori che si sentono qui, con quelli della costa. Vado più piano anche perché la bellezza distrae, e io ci tengo alla pelle. Pure le soste sono più belle, in cima a un monte, piuttosto che sulla piazzola di sosta della superstrada.

Le curve sono anche protettive.

 

Penso ai paesini arroccati che ci vuole tempo per arrivarci, che si distinguono dalle città perché puoi ascoltare il rumore dei torrenti. Quelli che devi faticare per raggiungerli, che ti meravigliano quando appaiono all’improvviso, inaspettati, dietro a una curva. Con i minisindaci che si lamentano per la viabilità. Neanche loro vogliono più difendere l’Appennino, nemmeno l’appartenerci, è una scocciatura. Non vogliono più ricordare di essere figli di contadini, o di pastori. Loro vogliono la superstrada verso la pianura, vogliono essere pianura. Per farne capannoni, lotti per appartamenti, o ben che vada terreni per monocolture. Vogliono essere scavalcati, non cavalcati. Allora sì che saranno cancellati dalla velocità, che perderanno la sola ricchezza, l’unicità.

Penso al silenzio, o alle storie tramandate, al gusto del cibo e dei prodotti della terra, alla lingua: la strada difficile in qualche modo li protegge, li preserva. Perfino i cartelli d’ingresso sono più belli, se non affiancati da quelli commerciali, delle zone artigianali, della pubblicità. Mi viene da credere che anche i nomi dei posti tra le curve siano più belli di quelli laggiù della pianura. La strada veloce, cari sindaci, serve però soprattutto per scappare via, per dimenticare le radici. Dell’Italia, è rimasta solo quel poco di Italia minore, l’altra non è più Italia.
Oggi abbiamo invece paura del silenzio, della solitudine, della diversità. Non riusciamo più a fare lentamente una qualsiasi azione. Ci affolliamo tutti negli stessi luoghi, e malediciamo le curve delle rotatorie, le rampe d’accesso alle autostrade, gli svincoli che ci portano nei centri commerciali, perché ci fanno perdere tempo. In tutte queste strade artificiali teniamo chiusi i finestrini per non sentire le voci, gli odori, le temperature delle stagioni. Andiamo più veloci, facciamo le cose più in fretta, ma abbiamo sempre meno tempo. C’è qualcosa che matematicamente non torna, in questo.
Le curve danno il senso del tempo, ne segnano il ritmo in un modo più umano, più naturale. Ci si può anche perdere, ma aiutano a resistere al vuoto del nuovo. Ricordano la ciclicità, insegnano a rispettare e a temere la natura. La natura stessa che è fatta di curve: i monti, i fiumi, le nubi, fino ai fili d’erba o alle scie delle lumache. Giusto le gocce della pioggia quando cade, che poi comunque va a gettarsi in pozzanghere rotonde.
Le curve scrivono per terra la nostra storia.


One Response to “Elogio delle curve.”

  • noemix

    WoOoOoOoOoOoOoO…. ..che bei pensieri!!!!

    proprio oggi ho letto una cosa interessantissima e molto vicina al mio sentire, ve la proprino perchè mi sembra coerente con l’Elogio delle curve…

    Chi si sarebbe aspettato che la tecnologia “salva-tempo”, dal fax all’e-mail e ai telefonini, avrebbe finito col fare del tempo una risorsa più scarsa che mai? Paradossalmente, ora che siamo teoricamente “on-line” 24 ore su 24, ci troviamo a lottare per il diritto all’indisponibilità, per il diritto a vivere e pensare più lentamente!
    Dalla diagnosi dell'”era della fretta” se ne ricava che la causa principale del problema sia la crescita esponenziale di tutto ciò che ha a che vedere con la comunicazione, dalle pagine web al traffico aereo.
    Con risultati potenzialmente devastanti sulla vita delle società occidentali, che minacciano di disintegrarsi in frammenti incoerenti.