Carta dei Diritti del Territorio – testo politico delle rivendicazioni dei comitati del pesarese

Sabato 13 dicembre alle ore 11 è stata presentata, presso la sala consiliare di Pesaro, la CARTA DEI DIRITTI DEL TERRITORIO. Questo documento politico è il precipitato di un decennio di lotte popolari sui territori della provincia di Pesaro, ondata di rivendicazioni che ha investito nell’ultimo biennio le altre province e le regioni vicine. I primi tentatvi di coordinamento e di organizzazione politica che dasse valenza di organicità alle sacrosante rivendicazioni provenienti dai territori risale ad un paio di anni fa, grazie all’infaticabile lavoro di tessitura di Adriano Mei. Da subito come collettivo abbiamo ritenuto che aderire non fosse solo pagante sul terreno delle varie vertenze territoriali, ma estremamente interessante sul terreno della sperimentazione politica. Una organizzazione definita "antipolitica (semplicemente perchè si muoveva fuori dagli schemi istituzionali..ma mai contro di essi) che nasceva autenticamente da un sentimento popolare di "rappresentarsi". Autonoma nel DNA nonostante i vari tentativi di "entrismo" nazionalleati naturali nelle nostre tristi terre dell’"ulivismo reale" e con una capacità di grip sociale assoltumanete inedita nei tempi dell’astensionismo al 50 per cento. Io credo che il movimento debba su questo fenomeno in crescita non solo "sporcarsi le mani" nelle varie vertenze (che poi sono spesso le nostre..vedi acqua, rifiuti etc) ma anche dare organicità regionale a questo lavoro di ibridazione, eleborando politicamente il proprio intervento. Tutt’altro che chiuso agli stimoli, per quanto giustamente geloso della propria autonomia, il coordinamento potrebbe riservare interessanti sorprese. Il momento elettorale (a giugno si vota  oltre che per le europee anche per il rinnovo di quasi i 2/3 delle amministrazioni comunali e provinciali) potrebbe dimostrare come l’esperimento di coordinamento come figura autonoma e inedita della politica possa riservare interessanti risvolti. I due lati della stessa medaglia (al secolo sinistra e destra..) se la stanno, localmente, letteralmente "facendo sotto".
Sotto allora, usciamo dai Centri Sociali, non solo per incontrare anomale onde studentesche, ma anche per riprende quel lavoro politico nostro proprio nella società (che paghi in termini anche elettorali la lega stà li a dimostrarlo) e, tappandoci il naso se in qualche assemblea verrà fuori un qualche rigurgito qualunquista..
Fatevelo raccontare dai compagni piu vecchi..non è che nei consigli operai e di quartiere non si respirasse a volte razzismo o qualunquismo.
Sotto allora.
squolaro Mì

Carta dei diritti del territorio


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