Quando le pallottole rimbalzano

di Marco Rigamo, Liberitutti
Marco Rigamo – Giovedì 11 dicembre 2008

(Diritto di Polizia – cap. III)
Dell’assassinio di Alexis Andreas Grigoropulos, ragazzo, ha iniziato a occuparsi il Diritto di Polizia.
Ucciso a sangue freddo sabato 6 dicembre con un proiettile al petto da un agente antisommossa a pochi passi dal Politecnico di Atene, una perizia resa pubblica a tempo di record informa il mondo che si è trattato di un colpo rimbalzato sul selciato. La declinazione ellenica di quella "dinamica del calcinaccio" che servì per rendere ancora più confuse le coordinate dell’assassinio volontario, al G8 di Genova, di Carlo Giuliani, ragazzo.
Si avvia così l’applicazione di quelle norme non scritte che parlano tutte le lingue del mondo e che governano l’incolumità giuridica degli assassini in divisa, qualunque ne sia il colore. Ci sono i testimoni oculari, ci sono le stesse dichiarazioni rese a caldo dagli imputati, ci sono i metodi "sproporzionati e illegali" cui fa riferimento Amnesty International, ci sono – ancora una volta – ore e ore di filmati di ogni origine e provenienza a documentare le violenze contro manifestanti inermi. E ci sarà – facile previsione – chi per anni chiederà verità e giustizia. Ma la Giustizia statuale sta già lavorando per il proiettile accidentale, il caso isolato, la tragica fatalità.

E’ il Diritto di Polizia. Atene, Genova, Goteborg: non c’è differenza. Diritto che, mentre garantisce un salvacondotto giudiziario ai membri dell’esercito da guerra interna, interrompe i processi di identificazione delle responsabilità politiche, disallinea la catena di comando, alza una cortina protettiva attorno al potere esecutivo, rovescia l’ordine delle priorità. A processo non vanno le strategie di imposizione di più rigide condizioni di sfruttamento e oppressione, la negazione violenta delle istanze di riscatto sociale, le sperimentazioni sanguinose di più alte soglie di controllo e di repressione: a processo andranno le centinaia di fermati, sulle condizioni di detenzione dei quali sappiamo troppo poco. Non le responsabilità verso un paese che soffre la mancanza di investimenti, le privatizzazioni di enti pubblici, la flessibilità nel lavoro, la disoccupazione, il caro vita, dove a far traboccare il vaso è arrivata una disastrosa riforma dell’università e della scuola. Un paese, evidentemente, non troppo diverso dal nostro.

Nelle iniziative di solidarietà per chi agisce il conflitto ad Atene, Salonicco, Patrasso e in tutti i grandi centri urbani della Grecia, nelle manifestazioni che si stanno dando da Berlino a Bologna, da Londra a Venezia, che ancora si daranno nei prossimi giorni, si terrà viva la memoria di Alexandros, uno di noi. Allo stesso modo deve essere viva la percezione che è solo all’interno di una dinamica di azione collettiva che può e deve trovare collocazione l’edificazione di un Diritto dei Movimenti. Nella continuità con quel diritto di legittima resistenza sedimentato nelle strade e nelle piazze di Genova si giocano molte delle possibilità di garantire le forme che il conflitto sociale è destinato ad assumere dentro l’approfondirsi della crisi. Di ragazzi stesi esanimi in una pozza di sangue e di poliziotti con licenza di uccidere fornita dallo Stato non ne vogliamo più. E non serve richiamare la Costituzione per ricordare che il primo diritto sociale è quello di manifestare il dissenso. E’ solo il primo articolo del nostro Diritto.

Vedi anche:
Diritto di Polizia – cap. I
Giustizia Asimmetrica – cap. II


One Response to “Quando le pallottole rimbalzano”

  • The Burning Plan

    Degenera il sit-in per lo studente ucciso. Cinquanta anarchici mettono le strade a ferro e fuoco

    di MARCO DE RISI e DAVIDE DESARIO

    Se Atene piange, Roma non ride. Ieri anche nella Capitale, come in altre città italiane, è stata organizzata una manifestazione di protesta per i fatti avvenuti in Grecia culminati sabato scorso con l’uccisione del quindicenne Alexandros Grigoropoulos. Ma il sit-in organizzato dalla rete dei collettivi studenteschi e dalla sinistra antagonista ai Parioli, sotto la sede dell’ambasciata Greca, è degenerato. Improvvisamente una cinquantina di persone con il volto coperto hanno messo a ferro e fuoco la zona: cassonetti dati alle fiamme, auto in sosta danneggiate e capovolte, vetrine di uffici postali e istituti bancari in frantumi. Ma i teppisti se la sono presa soprattutto con le divise e qualsiasi cosa avesse a che fare con le forze dell’ordine: distrutti i cristalli di due auto dei vigili urbani, di una dei carabinieri e di un’altra della polizia, distrutta la garritta della polizia municipale all’incrocio tra via Regina Margherita e via Nomentana, sassate contro
    i militari che presidiavano l’ambasciata dell’Arabia Saudita. Scene di guerriglia urbana con un vigile accerchiato al quale è stato portato via il cappello e un’agente di scorta che ha abbandonato la macchina e si è rifugiato in un ufficio pubblico. Al momento, la polizia è riuscita a fermare una sola persona.
    Il sit-in ufficiale era stato ampiamente pubblicizzato sui principali siti internet della sinistra antagonista (Indymedia, oppure http://www.esserecomunisti.it). All’appuntamento, alle 18 in via Mercadante, si sono presentati poco meno di 200 persone. Molte le bandiere con il simbolo anarchico e gli striscioni: «Il piombo uccide, l’idea non muore. Da Atene a Roma la stessa rabbia»; «Contro ogni autoritarismo» e una fotografia gigante del giovane Alexandros Grigoropoulos. I manifestanti hanno ottenuto dalle forze dell’ordine anche l’autorizzazione ad un mini corteo che si è svolto tra fumogeni e slogan contro le autorità greche e in ricordo della vittima: «Alexis e vivo e lotta insieme a noi». Ma quando tutto sembrava finito è scoppiato il putiferio. Una cinquantina di persone, quasi tutte con il volto coperto, si sono staccate dal corteo e in pochi minuti, senza mai fermarsi, hanno creato il panico in viale Liegi, piazza Ungheria, poi lungo tutta viale Regina Margh
    erita per far perdere poi le tracce nei pressi di San Lorenzo.
    Prima se la sono presa con alcune auto in sosta (una microcar è stata capovolta) poi hanno dato alle fiamme un cassonetto dei rifiuti e altri sono stati spostati sulle rotaie del tram tra la paura di residenti e automobilisti bloccati nel traffico. I teppisti, poi, se la sono presa con le forze dell’ordine: prese a calci e sassate le auto dei vigili (la K35 e la Gamma 25), distrutto il lunotto di una gazzella dei carabinieri e il parabrezza di un’auto della polizia. Un caporale dell’esercito, che presidiava l’ambasciata dell’Arabia saudita, è rimasto ferito ed è stato medicato al Policlinico Umberto I. Danneggiata anche un’agenzia delle Poste e un istituto di credito.

    http://sfoglia.ilmessaggero.it/…amp;vis=&tt=