“Il mio nome è “senza nazione” nell’ora più importante, se viene, sarò il DISERTORE, il SABOTATORE, quale strada mi risparmia dalla scelta infame di votarmi all’assassino migliore?”
Giampiero Buratti ci ricorda che durante i carnevali elettorali c’è il rischio di essere raggirati dagli infiltrati di Ucchielli, dagli agenti segreti di Renzi e da una progenie di industrialotti, cavatori e latifondisti locali.
#stàserenogiampiè
Lottavamo contro le politiche criminali del Lenin dei poveri quando tu ti dedicavi ancora ad una pelosa attività caritatevole in oscuri circoli riservati ai benestanti o aspiranti tali. Eravamo noi a contestare quelle politiche scellerate, ad invadere gli uffici della provincia e a sfidare i da voi tanto decantati “squadristi in divisa” per riportare le ragioni e desideri dentro i palazzi del potere. Al fianco di chi lottava contro la privatizzazione della sanità, contro le nocività di mostruose turbogas, inceneritori e ogni genere di affare sporco sulla nostra pelle. Noi sappiamo tutto dei legami criminali di quella giunta, di Casavecchia di Rondina e delle associazioni a delinquere democratiche, noi li conosciamo
bene e anche loro ci conoscono: per tre anni ci hanno tenuto dentro le aule di un tribunale con accuse infamanti e penalmente pesanti. Li sfidavamo e ci mettevamo in gioco ben prima che un criminale progetto di sfruttamento ambientale mettesse a repentaglio il panorama (che è un “bene comune”) che si gode dalla tua graziosa villa. Guarda bene, ci vedrai sui tetti a difendere le case occupate dai senza tetto, a bloccare gli sfratti e i distacchi delle utenze. Sappiamo bene come si chiamano i ministri che fanno le leggi che vorrebbero rendere illegale l’attivazioni di utenze nelle case occupate dai senzatetto e come si chiamano, per nome e cognome, i loro accoliti locali.
Conosciamo bene chi sono i massacratori dello stato sociale, di chi ha inventato i lagher per i rifugiati, i mandanti delle leggi che precarizzano il lavoro e chi a livello locale se ne avvantaggia. Dopo le assemblee gli sgherri dei cavatori ci ricordavano spesso “che sapevano dove abitavamo”. Anche noi li conosciamo, per quanto si travestano, mimetizzino e trasformino.
Siamo ben lungi dalle pilatesche neutralità, da un aventino fuori tempo massimo. Questa è la nostra terra e questo è il nostro tempo e le modalità con cui agiremo saranno decise in piena AUTONOMIA da voleri dei giunte, cavatori, nani, democratici e saltimbanchi:
“In alto la Banda, in alto la mia Banda, sopra tanta merda”
Spa Squola – Ribellarsi facendo