PROLETARI DI TUTTO IL MONDO..INDEBITATEVI!!!

Gli Assalti Frontali rappavano “il modello
per l’imprenditore è il rapinatore”
..e se fosse vero il contrario
??


(riflessione ai margini di due assemblee
di movimento)


Probabilmente è dal lontano del 1917 che
una azione sociale collettiva (anche se non organizzata) delle masse proletarie
(un movimento?) non creavano situazioni di crisi sistemiche strutturali
interne allo sviluppo del sistema capitalistico.


La attuale crisi finanziaria che sta avvolgendo
il pianeta ha origine nell’impasse del mercato immobiliare statunitense
e nei creativi sistemi inventati per uscirne fuori: i famigerati “mutui
subprime” (sotto-costo).


Non ci si faccia ingannare dal termine: di
sotto costo non c’e nulla, anzi. Questi mutui sono stati per anni venduti
da dalle società finanziarie specializzate, di proprietà dei colossi bancari
statunitensi, a tutta quella platea di clienti che, per la loro capacità
di rating (cioè di fare fronte hai debiti contratti), fuoriuscivano
dai target della clientela bancaria tradizionale. Parliamo della sempre
più diffusa area del subproletariato statunitense, fascia sociale che,
secondo i dogma classici delle tecnica bancaria,  qui in europa come
gli stati uniti  (per reddito, proprietà, numero di figli etc), sarebbe
stata esclusa dall’accensione di un mutuo immobiliare.  Non solo
i precari lavoratori neri, latinos e abitanti degli slums popolari degli
stati più poveri, ma anche i membri della ex estesa middle class
impoverita dalla crisi economica. In finanza ad un maggiore rischio deve
sempre corrispondere un maggior profitto. Questi mutui, nonostante i costi
stellari per gli interessi e le clausole capestro, rappresentavano l’unico
strumento in mano alle famiglie povere per materializzare il sogno di una
propria casa.


Gli elevati tassi applicati dalle finanziarie
su questi particolari mutui ripagavano cosi degli sporadici casi di insolvenza.
Le dinamiche del mercato immobiliare americano facevano il resto. Valore
dell’immobiliare in rapidissima crescita e una legislazione che permette
rapidi sgomberi alle prime insolvenze, permetteva alle finanziarie specializzate
di rimettere le case espropriate sul mercato lucrando sui differenziali.


La massa di questi debiti veniva dalle banche
“cartolarizzata”  scomparendo dentro i sempre più presenti
prodotti finanziari derivati che ormai “appestano” qualunque servizio
o prodotto bancario, dai più sofisticati ai libretti di risparmio delle
coop, dalle polizze assicurative ai fondi pensione ai mutui contratti dagli
enti pubblici. La globalizzazione dei mercati finanziari ha fatto si che
in breve ogni angolo del pianeta fosse interessato a questo fenomeno.


La crisi economica di fase (quindi congiunturale)
che ha colpito gli stati uniti ha fatto saltare l’anello debole della
catena, i subprime, trasformandolo in un dirompente virus finanziario internazionale.
E la normale crisi sistemica congiunturale si è strutturalizzata.


Il proletariato americano, non più in grado
di sostenere gli elevati esborsi per i mutui, è divenuto in massa un esercito
di “morosi” ai pagamenti. Le case espropriate in breve non hanno trovato
più mercato e i palazzinari yankee hanno iniziato a svenderle sottocosto
per rientrare delle esposizioni bancarie. Ma a pagarne le spese più alte
sono stati le rapaci corporation finanziare internazionali che avevano
infilzato i subprime ovunque. Dopo le teste sono cominciate a saltare le
banche e le finanziarie. Salvataggi interbancari e acquisizioni a prezzi
politici. Gli stati nazionali e le organizzazioni bancarie internazionali
(BC Europea), cosi ritrose al finanziamento di qualunque intervento sociale,
si sono dissanguate sacrificando miliardi di dollari e euro per sostenere
le borse e i padroni della finanza, dal crack. A seguire il collasso: dollaro
(mettendo in crisi il cinquantennale sistema di Bretton Woods),
fonti energetiche, e per ultimo le commodities: grano, riso, mais
per non parlare del rame.


In maniera radicalmente differente ancora
il proletariato attore (non passivo) di una delle più grandi crisi strutturali
del capitalismo. Humus fertile dentro una ottica di sovversione profonda
dell’esistente. La crisi della governace del sistema (la “crisi
di comando”), le reazioni scomposte degli organismi preposti al controllo
e addirittura gli aspetti più reazionari e deleteri (guerra in primis,
ma anche gestione dell’immigrazione, militarizzazione sociale fino alla
criminalizzazione del dissenso) diventano elemento di debolezza, fratture
e crepe nel sistema da comprendere, allargare, sfruttare, con mentalità
sovversivamente virale e distruttiva.


Le crisi vanno alimentate non spente! Sono
dentro le dinamiche delle crisi che si generano le opportunità, mai dentro
situazioni statiche e apparentemente pacificate da un paio di contentini
stile “old welfare”. Dentro la perdita di questo orizzonte di
trasformazione, abbandonato dalla tradizionale sinistra “moderatamente
rivoluzionaria” a favore di interventi correttivi di sapor veterosocialdemocratico
fuori tempo massimo, che probabilmente va letta l’inappellabile sconfitta
di quell’operazione verticistica che va sotto il nome di “sinistra
arcobaleno
”. Non è possibile scambiare i fini con i mezzi. Terzomodismo,
pacifismi, assemblee e partecipazione, territorio e ambiente, gruppi d’acquisto,
ma finanche autogestione e centri sociali, acquisiscono senso e dignità
solo strumentalmente dentro un ottica non di alternatività ma di antagonismo.


Nel dibattito interno al movimento parliamo
di una resistenza che si significa nel momento della cristallizzazione
della costituenza delle istituzioni. Ma il discorso qui si farebbe lungo
e probabilmente noioso.


Mio fratello Luca, emblema stesso della correttezza
e dell’etica, propone di chiudere i conti correnti (o peggio ancora aprirli
in banche “etiche”????!!!!??) quando invece la mossa più rivoluzionaria
sarebbe proprio indebitarsi sempre di più, ben oltre le soglie del consentito
e del finanziariamente corretto. L’esigenza della bestia capitalistica
di aumentare i propri saggi di profitto la rende vulnerabile e la sua rapacità
va sfruttata. Fino a tassi del 5% mai pagare affitti!! Il 5% è il tasso
minimo che i palazzinari richiedono come affitto..allora prendere sempre
il mutuo, se riuscite a pagare, bene! dopo una venticinquina d’anni la
casa sarà vostra..


se vi accorgete di non riuscire a pagare..
pagate ogni tanto oppure metà rata. Con questo sistema e la legislazione
attuale rimanete in casa gratis per un paio d’anni (comunque sottratti
all’affitto). Ancora meglio per il credito al consumo: fino a 3.000 euro
non è conveniente per le aziende creditrici inscenare una causa per il
recupero (lo fanno a campione) e comunque prima di pagare passano anni
e si paga solo una quota patteggiata. Nello specifico caso italiano io
consiglierei di sfruttare tutti i vantaggi di avere certi personaggi al
governo e le legislazioni ispirate da uno dei maggiori consiglieri di evasori
fiscali europei. Con queste leggi le rapine si fanno con il blocchetto
assegni!! Ormai sono dei disperati romantici o i tossici inveterati che
si presentano nelle banche armi in pugno.


Sveglia !! Pat Garret e Billy the Kid non
vanno più di moda: andate dal commercialista più vicino! Guadagnerete il
decuplo e rischierete solo di essere nominati, se proprio siete rapaci,
 “imprenditori dell’anno” – Violini docet.


Sia lode ai compagni che riescono ancora
ad avere delle illuminazioni politiche. Sia lode a Beppe Caccia di UniRiot
che ha chiuso il suo intervento alla assemblea nazionale di movimento tenuta
al centro sociale Rivolta di  Marghera  con questa suggestione:


PROLETARI DI TUTTO IL MONDO..INDEBITATEVI!!!
     


Una “bomba a grappolo” può essere etica?
NO!  Tanto meno lo può essere una banca.


Banca Etica è un ossimoro. Al pari del microcredito
(strumento del marketing bancario atto ad allargare la platea di clienti
che fuoriuscirebbero dagli schemi classici dei target . Favoloso strumento
per soggiogare alle imposizioni finanziarie enormi masse contadine del
terzo mondo) la banca etica diventa uno strumento commerciale per raggiungere
un target di clienti di nicchia ma non trascurabile…


Quelle che mio fratello Luca chiama le Banche
Armate
(cioè che finanziano i commerci d’armi) sono comuni banche
commerciali che per la propria struttura lavorano con capitali che reperiscono
nel mercato interbancario nazionale. Se le banche armate comperano..chi
vende? Quelle banche che per la loro struttura, giovandosi dell’appeal
legato  ad una supposta eticità o ad ammiccanti ragioni sociali come
cooperativa o popolare, drenano risparmi che dopo qualche minuto dal versamento,
merito delle meraviglie informatiche, divengono quella linfa vitale a basso
costo acquistata dalle banche per finanziare i propri businnes. Dalle centrali
nucleari alle triangolazioni tipiche del mercato delle armi. Stessi circuiti-
stesse porcherie.


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