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LA PACE E’ UN’ ALTRA COSA

Il comandante del più potente esercito nella storia dell’umanità ha vinto il premio Nobel per la pace.È stato colto di sorpresa anche lui.

A me più che l’interesse per il vincitore inquieta il fatto che non sappiamo citare degli altri candidati credibili e condivisi per vincere questo premio. Semplicemente, non ce ne sono. Anche negli ultimi vent’anni (a parte Mandela, o Aung San Suu Kyi, o Medici senza frontiere) gli altri nomi tirati fuori non è che siano stati entusiasmanti.

Il primo commento di Obama è stato “sento di non meritarlo”. Io invece spero che possa meritarselo (anche se ho tanti dubbi). In effetti, dopo gli anni bui di Bush, un po’ di speranza in più l’abbiamo. Scrive Flavio Lotti, della Tavola della Pace, “il Nobel ad Obama non è un premio agli Stati Uniti. E’ un premio al coraggio di chi vuole fare i conti con le proprie responsabilità. Un premio alla voglia di cambiamento che c’è nel mondo”.

Certo la Pace è un’altra cosa. La pace rimane un’idea troppo evanescente, quando la guerra è così concreta. La pace pretende da noi una trasformazione, un impegno continuo; dove non c’è prevale il disprezzo nel prossimo e l’indolenza della forza.

Mi fa rabbia che il concetto di guerra in Italia non sia più argomento intoccabile, così come per me lo è sempre stato. Ora è così naturale, scontato, quasi banale… mi sono perso il momento di passaggio in cui tutto questo da tabù che era è diventato basilare nell’Italia di oggi. La caduta del muro? La discesa in campo di B? L’11 settembre?

Marco


Cosa si nasconde dietro la guerra in Afghanistan?

Le miniere d’uranio? Il gasdotto trans-afgano? Il posizionamento geostrategico? O forse il controllo del narcotraffico?

Perché, esattamente otto anni fa, gli Stati Uniti e i loro alleati hanno invaso e occupato l’Afghanistan? Quali interessi si celano dietro le spiegazioni ufficiali di questa guerra? Le ipotesi avanzate in questi anni sono molteplici, ma nessuna abbastanza convincente. Tranne una, che però è alquanto difficile da dimostrare.

Risorse energetiche. Secondo un rapporto pubblicato nel dicembre del 2000 sul sito Internet dell’Eia, l’agenzia di statistica del dipartimento per l’Energia degli Stati Uniti (e poi rimosso), l’Afghanistan viene presentato come un paese con scarse risorse energetiche (mai sfruttate) che, secondo i dati risalenti ancora al tempo dell’occupazione sovietica, consistono in riserve petrolifere per 95 milioni di barili (concentrati nella zona di Herat), giacimenti di gas naturale per 5 trilioni di piedi cubi (nell’area di Shebergan) più 400 milioni di tonnellate di carbone (tra Herat e il Badakshan).
Risorse troppo esigue per giustificare un’invasione militare costata finora, ai soli Stati Uniti, quasi 230 miliardi di dollari.

(continua)


Aglio Finocchio e Sale


PAGLIUZZE


Io sono contrario al ritiro dall’Afghanistan


Io sono contrario al ritiro delle truppe dall’Afghanistan.

Anzi, ce li manderei tutti. Tutti in missione di pace, tutti ad esportare la democrazia.

Quelli che “tanto al mio paese non c’è altro da fare”, quelli del “cara, solo cinque anni, poi con i soldi guadagnati andiamo a vivere in Brasile”.

Quelli col tatuaggio del Duce sul bicipite , quelli con il gagliardetto della RSI sul comodino.

Tutti in Afghanistan.

Quelli che si commuovono all’alzabandiera, quelli che hanno la foto con La Russa.

Le reclute che sognano la gloria, gli ufficiali vicino ai termosifoni, le ragazze-soldato e la loro fiera emancipazione.

Le divise di tutti i colori, dal verdognolo all’azzurrino, con medaglie o senza.

I cappellani militari, gli allargatori di basi Nato, i progettisti di oleodotti, i mediatori nel traffico di eroina.

I costruttori di armi, quelli che le presentano alle fiere, i funzionari con le mazzette, i banchieri che fanno i soldi.

Tutti in Afghanistan.

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Ecco come la ‘ndrangheta ha ucciso la mia terra

 

 

di Biagio Simonetta

Il mare di notte mi ha sempre fatto paura. Non sono mai
riuscito a godermi l’ultimo bagno dell’estate, dopo i falò. Sorridevo e mi
agitavo. Scalciavo nell’acqua contro chissà quale misterioso essere. Eppure
stanotte il Tirreno ha qualcosa di magico. L’onda che si ritira e trascina i
sassi pare un tenero abbraccio di donna. Una carezza.
Eccolo il mare dei veleni. L’ultimo cadavere steso dalla ‘ndrangheta. Vittima
inconsapevole dei clan, incapace di difendersi, nonostante la sua forza, le sue
correnti. Navi a perdere, fusti radioattivi, fanghi tossici, danaro. Business.
A Cetraro ci venivo in treno negli anni ’90. C’era Luisa, una ragazzina di
Napoli con due occhi blu che ricordo ancora. Ogni estate lasciava il Vomero per
passare le vacanze in Calabria. La sua famiglia fittava sempre la stessa casa.
Quasi due mesi di villeggiatura: “Perché avete un mare meraviglioso. Veramente
meraviglioso” mi ripeteva spesso, con quell’accento partenopeo che la rendeva
buffa e saggia. Passavamo pomeriggi in spiaggia, rubando attimi d’intimità
nascosti da una vecchio peschereccio abbandonato. Fissavamo l’orizzonte e poi
col dito mi indicava la Spagna,
la Tunisia. Le
credevo.
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Le false misure contro la crisi

Note sulla distribuzione degli utili e la detassazione degli straordinari

di Andrea Fumagalli

Per chi non lo sapesse, siamo in tempi di crisi. E’ iniziata più di due anni fa, nell’agosto 2007, inizialmente coinvolgendo il mercato dei subprime.

Le previsioni per la fine di questo anno parlano per l’Italia di un calo del Pil del 6%, una riduzione dell’export di quasi il 24%, un calo dei consumi di oltre il 2%, un aumento del tasso di disoccupazione dal 7% a oltre il 10%. In un simile contesto, anche i ricchi dicono di piangere e la Confindustria prevede un cedimento dei saggi di profitto.

Riduzione ma non valori negativi, sia chiaro. Come infatti ci spiega il rapporto Mediobanca sulle principali società italiane, le imprese continuano a fare profitti, seppur in modo più limitato. In particolare, sono cresciuti gli utili delle banche. Si tratta per lo più di profitti lordi, utili per rintuzzare in modo positivo le aspettative sui mercati finanziari distribuendo dividendi, ma che al netto di quest’ultimi e degli ammortamenti magicamente si annullano, soprattutto per il fisco.Dicevamo, siamo in tempo di crisi. Vale più o meno per tutti ma non per i nostri due ineffabili ministri Tremonti e Sacconi. Non solo perché l’Italia è il paese europeo che meno ha speso per fronteggiare la crisi (0,7% del Pil contro una media del 4% in Europa, 5,7% in Usa, 6% in Francia e Germania, oltre il 12% in Gran Bretagna), ma anche e soprattutto perché il creativo Tremonti ha pensato bene di detassare gli straordinari per consentire ai lavoratori volenterosi (astenersi fannulloni) di rimpinguare il loro magro salario. Ottima pensata e ottimo tempismo, si direbbe, dal momento che è notorio che in tempo di recessione, la richiesta di straordinari va alle stelle! Risultato: zero tondo.

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MAGLIE DA CAMBIARE

Damien ha sette anni e ama il calcio, come tutti i bambini del suo paese, il Benin. Il suo idolo è Cristiano Ronaldo, il famoso giocatore portoghese. Il giorno più bello della sua vita è stato quando, più di un anno fa, suo zio Salomon gli ha portato da Cotonou una maglietta rossa del Manchester United con il numero 7 e il nome del suo campione.

Damien non ha un guardaroba molto fornito, anzi. Da allora indossa tutti i giorni quell’unica maglietta, diventata col tempo più logora e meno rossa.

È la sua tuta da lavoro, nella fabbrica di mattoni qui nella periferia di Djougou. È il pigiama per la notte, tranne le volte che la mamma lo lava per la mattina dopo. È il vestito della festa, con il quale la domenica va alla messa nella chiesa dell’Immacolata insieme alla sua famiglia. È ovviamente la divisa del calcio, quando va a giocare con i suoi amici.

Cristiano Ronaldo ha 24 anni, è molto bravo a giocare a pallone. La scorsa estate il Real Madrid lo ha acquistato dal Manchester United per 93 milioni e 600 mila euro. Un cinquantesimo dell’intero pil del Benin.

Ora guadagna, ogni giorno, 35.600 euro. Per questo ha cambiato maglia, la scorsa estate.

Damien invece ha ancora la stessa.


NON FATECI GIRARE LE PALE!!!

Vista l’imminente costruzione del parco eolico industriale, come descritto dall’articolo uscito ieri nel corriere adriatico, nell’immediato rispondiamo riproponendo il nostro comunicato fatto uscire i primi di giugno di quest’anno, frutto del lavoro d’indagine svolto nell’inverno. Siamo stanchi delle solite scelte fatte dentro piccole stanze dove pochi decidono, senza spiegare e chiedere niente ai cittadini, i veri sovrani del territorio ma gli unici a pagare, mentre gli altri fanno solo affari.
Squola s.p.a.

NON FATECI GIRARE LE PALE!

In un nostro precedente comunicato dell’inverno scorso (“Soldi al Vento”  qui di seguito in allegato) avevamo sottolineato come, tra le forme di energie rinnovabili alternative alle fonti fossili, “l’energia eolica è quella che crea il maggior impatto ambientale, a fronte di una trascurabile riduzione del gas serra”.  Posizione questa condivisa con la maggior parte delle associazioni ambientaliste regionali chiamate ad esprimere un parere sulla vocazione del territorio regionale alla produzione di questa tipologia di energia.

Adesso vogliamo però soffermarci sugli aspetti specifici della realizzazione di un luna park eolico sulle colline pergolesi. Da sempre cavallo di battaglia delle amministrazioni di centro sinistra (dal finale della legislatura Conti – delibera consiliare 21.12.05- ai programmi della attuale sedicente giunta di centro sinistra), preoccupate di fornire un volume esagerato di energia ai 6700 abitanti rimasti (e ad un settore industriale praticamente fermo), hanno inserito nel programma elettorale specifici riferimenti a queste produzioni.   Non contenti  di aver “programmato” dighe su un fiume che captazioni degne del Golan (e riduzioni massicce di precipitazioni) riducono a ruscello 11 mesi l’anno, insistono su quello che, seppur nell’ombra, ha tutta l’aria di dover diventare il business dei prossimi anni (naturalmente a carico dei contribuenti)   il parco eolico tra le frazioni di Monterolo e Montesecco.  Voci dal temibile sottobosco carbonaro delle consultazioni pre elettorali locali, sussurrano che i dubbi sulla regolarità del progetto eolico, avanzati dagli esponenti del sinistra istituzionale, abbiano cagionato la loro radiazione dalla lista del PD. Continue reading


Omofobia: se mi legittimi la militarizzazione delle strade…

 

L’omofobia ora si esprime a suon di attentati.
Per fare sentire chi domina il territorio, chi è il più forte.
Sostenuti dai tanta "basta froci" che qualcuno lascia affiggere per
tutta roma per invitare al linciaggio di chi non è maschio e virile
tanto quanto i coraggiosi virgulti neonazi e neofasci.

 

E grazie, a tutti quelli che hanno alimentato questa arietta da fine ventennio.

E grazie, a chi ha cucito, uno per uno, i triangoli rosa da affiggere nuovamente al petto di gay, lesbiche e trans.

E grazie a
quelli che dicono che il fascismo non esiste più e che "ne rossi ne
neri ma liberi pensieri". Liberi la minchia! e sono gentile.

E grazie a
quelli che non ci hanno creduto mentre raccontavamo di aggressioni, di
stupri punitivi alle lesbiche, di atti orribili commessi in un clima di
totale impunità e di protezione politica. Continue reading


La rabbia dei precari della scuola

da: http://www.globalproject.info/it/in_movimento/La-rabbia-dei-precari-della-scuola/1759

Lunedì 1/9/2009


E’ cominiciata da Benevento la mobilitazione dei professori precari della scuola, lasciati senza cattedra dalla riforma del maestro unico del ministro Gelimini. Da alcuni giorni infatti i docenti precari si sono barricati sul tetto dell’ufficio scolastico regionale per difendere il proprio posto di lavoro, seguendo la scia delle mobilitazioni operaie del mese di agosto come quelle della Innse e della Lasme. Per Sabato a Benevento è previsto un corteo convocato dal Comitato Insegnanti Precari.

Proprio in Campania è esplosa la rabbia dei precari con i tafferugli a Salerno nel tentativo di occupazione dell’Ufficio Scolastico Regionale, e poi a Napoli dove si sono registrati momenti di tensione per due giorni consecutivi proprio per la determinazione dei precari di barricarsi nel ex provveditorato agli studi, per mercoledi’ è convocato un incontro in prefettura.
In tutta Italia si sta estendendo la mobilitazione dal Sud al Nord.
In Campania si registra una delle situazioni più difficili con oltre 8.000 esuberi, e con una percentuale altissima di docenti costretti a fare domanda presso gli istituti scolastici del Nord, alimentando il flusso di emigrazione interna del paese.
Molti insegnanti del Sud, che registra il più alto numero di tagli anche a causa del mancato calcolo della dispersione scolastica come fattore di valutazione nella formazione delle classi, riescono a prendere incarico solo nei comuni del Nord, dove gli insegnanti del territorio restano senza cattedra.

Oltre 57.000 in tutta Italia i docenti che rischiano il posto, e le mobilitazioni da Milano a Roma si alimentano giorno per giorno.
A Roma i docenti si sono messi in mutande, a Milano si sono incatenati al provveditorato agli studi, sit-in davanti all’ufficio scolastico regionale a Torino, sit-in anche a Venezia ed a Palermo i precari hanno attrezzato un presidio permanente.

Intanto per il 23 ottobre è stato proclamato dai sindacati di base il primo sciopero di categoria, ma fino a quella data le mobilitazioni spontanee dei precari rappresentano l’asse portante della lotta.
Il ministero da parte sua invita inoltre ad ignorare la sentenza dal Tar che distribuisce diversamente le nomine. Se il Consiglio di Stato dovesse confermare però questa sentenza si rischierebbe il collasso amministrativo, con tutte le nomine da rifare ad anno scolastico abbondantemente iniziato.

Una mobilitazione che si annuncia dunque determinata e radicata sui territorio, dove, in alcuni casi, gli effetti della riforma Gelimini rappresentano una vera e propria emergenza sociale.


LETTURE ESTIVE


ATTERRAGGI


20 Luglio 2001 – GENOVA – NOI NON DIMENTICHIAMO


« La più grave sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale. »


                                      -Amnesty International-


Perquisizioni e mandati di arresto in tutta Italia

L’operazione eseguita dalla Polizia su mandato della Procura di Torino
Perquisizioni e mandati di arresto in tutta Italia

All’alba di questa mattina, nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Procura di Torino, la polizia ha effettutato decine di perquisizioni nella case di studenti e attivisti in tutta Italia, che sono stati portati in questura e denunciati.
 
Ad ora si ha notizia di due arresti a Padova, quattro a Bologna, 12 a Torino di cui 5 ai domiciliari, 1 ai danni di un napoletano avvenuto a L’Aquila nel campo del comitato 3e32 al termine della fiaccolata. Blindati e polizia hanno inoltre fatto violentemente irruzione al centro sociale Asktasuna di Torino e al Festival di Radio Sherwood a Padova.
 
L’operazione è la vendetta poliziesca nei confronti dell’Onda e della mobilitazione contro il G8 dell’università di Torino, e l’avvertimento mafioso che Maroni e il governo lanciano alle manifestazioni contro il G8.

Il dispositivo proviene dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Torino e i reati contestati sono violenza nei confronti degli appartenenti alla forza pubblica, lesioni personali e resistenza aggravata  a pubblico ufficiale.

Il quadro di riferimento è la manifestazione nazionale dell’Onda studentesca contestuale al G8 University Summit del 19 maggio a Torino.

Non si è fatta attendere la risposta degli studenti a questa vile provocazione. Decine di comunicati di solidarietà stanno arrivando da tutte le città d’Italia e i Rettorati di Ca’ Foscari a Venezia e della Sapienza a Roma sono attualmente occupati. A Torino, Bologna e Padova sono in corso conferenze stampa. A Napoli l’appuntamento è alle 14.00 a Palazzo Cornigliano, a Torino alle 14 e 30 a Palazzo Nuovo e a Padova nuova iniziativa alle 17.00 davanti alla Prefettura.

Un primo commento con Marco Rigamo, Liberi tutti

Comunicato di solidarietà dalle Marche

Dalle Marche / L’Onda non si arresta!
Libertà per Marco, Anton e tutt* i/le compagn* arrestat*

L’Onda non si arresta
Di ritorno dalla fiaccolata dell’Aquila anche nelle Marche il nostro è stato un risveglio amaro.

Ancora increduli esprimiamo la nostra solidarietà e la nostra totale vicinanza agli studenti dell’Onda di tutta Italia, ai nostri compagni Marco e Anton di Pesaro e a tutti i compagni colpiti dalle ordinanze di custodia cautelare.

Arresti preventivi proprio alla vigilia del G8 dell’Aquila, arresti che vanno a criminalizzare l’intero movimento dell’Onda che collettivamente a Torino ha deciso di contestare un G8 illegittimo violando la zona rossa.

Eravamo tutti a Torino e tutti a Vicenza. Saremo tutti ancora nelle nostre Università, nelle nostre strade e nelle nostre piazze, a partire dalla città di Ancona e dal suo porto giovedì 9.

Ci saremo contro il G8 della crisi e per l’immediata liberazione dei nostri compagni.

L’onda non si arresta!

Onda anomala marchigiana


Giovedì 9 luglio diamo il benvenuto al G8!

Ancona – Una Giornata Senza Frontiere
L’appello dei movimenti sociali delle Marche alla mobilitazione diffusa
2 / 7 / 2009

Da Vicenza all’Aquila, da Roma ad Ancona, dal 2 al 10 luglio a contestare il G8 della crisi saranno le comunità che difendono i beni comuni dalla devastazione ambientale e dalle basi di guerra, che si  battono per il reddito, il diritto alla casa, per estendere spazi di libertà contro i dispositivi autoritari.
Quelle comunità che vogliono riprendersi il diritto di decidere sul loro futuro, e rivendicare indipendenza e autonomia.

Quelle comunità che hanno intessuto reti solidali con le popolazioni abruzzesi colpite dal sisma che in quei giorni protesteranno contro la militarizzazione della gestione dell’emergenza e per un progetto di ricostruzione sociale dal basso.

Nelle Marche l’appuntamento é al Porto di Ancona, alle porte d’oriente dei nostri territori.
Porte che si vorrebbero chiuse al bisogno di libertà e dignità affidato al mare da migliaia di migranti. Chiuse dalla frontiera della guerra all’umanità in fuga dall’oppressione e dalla disperazione.

Nel porto di Ancona ogni giorno si violano i più elementari diritti umani, si nega sistematicamente il diritto di asilo. Ogni giorno, profughi e richiedenti asilo, uomini e donne che scappano dall’Afghanistan o dall’Iraq, vengono direttamente respinti dalla polizia di frontiera e reimbarcati nel viaggio di ritorno verso l’inferno del campo profughi di Patrasso. Uomini e donne che, come Amir, incontrano la morte soffocati nei container o schiacciati dai tir.

Giovedì 9 luglio vogliamo una Giornata Senza Frontiere: una giornata per liberare il porto di Ancona dalle barriere e dalle gabbie dove si infrangono quei desideri di libertà e dignità che vengono dal mare.

Una Giornata Senza Frontiere per aprire alla cittadinanza senza confini lo spazio negato del porto, perché ritorni ad essere un bene comune di tutta la città.

Una Giornata Senza Frontiere per rivendicare l’indipendenza e l’autonomia delle comunità che vogliono rovesciare la crisi in opportunità di decisione comune sulla trasformazione del presente.

Una Giornata Senza Frontiere per dire basta alla vergogna dei respingimenti, per abbattere l’infrastruttura securitaria del nuovo razzismo aprendo le porte d’oriente alla libertà e ai diritti.

Ancona – Giovedì 9 luglio
Una Giornata Senza Frontiere

Comunità Resistenti delle Marche contro il G8
Ambasciata dei Diritti
Associazione Ya Basta! Marche


Nulla sara’ come prima. Dieci tesi sulla crisi finanziaria.

Il professor Andrea Fumagalli presenta le 10 Tesi sull crisi di Uninomade
Nulla sara’ come prima. Dieci tesi sulla crisi finanziaria.
Con la cortese autorizzazione di Ombre Corte pubblichiamo le Tesi che concludono "Crisi dell’economia globale. Mercati finanziari, lotte sociali e nuovi scenari politici" a cura di Andrea Fumagalli e Sandro Mezzadra, con postfazione di Antonio Negri
di Andrea Fumagalli
25 / 6 / 2009

Il saggio che presentiamo è il risultato di un processo di elaborazione del general intellect di movimento che ha visto la partecipazione dimolti compagni e compagne delle rete Uninomade, prima in un seminariosvoltosi a Bologna a settembre 2008 e poi a fine gennaio 2009 a Roma. In queste due occasioni, la discussione ricca e variegata sulle ragioni dellacrisi economica globale e sulle opportunità che ne possono scaturire hamesso in luce un comune orientamento che vale la pena sottolineare.

Non siamo di fronte alla crisi finale del capitalismo, pur essendo questauna crisi sistemica di tipo strutturale e non congiunturale, ma piuttosto ad una crisi di crescita all’interno del nuovo paradigma del capitalismo cognitivo. Una crisi che evidenzia la crisi della governance economica mondiale fondata sul ruolo centrale dei mercati finanziari sia nel sostenere il meccanismo di accumulazione cognitiva che nel determinare la distribuzione della ricchezza.

Proprio perché non vi è più alcuna separazione tra sfera reale e sfera finanziaria, lo spazio di un intervento riformista che definisca un nuovo new-deal istituzionale si èdefinitivamente chiuso. Solo andando oltre la struttura della proprietà privata in nome di una proprietà del comune che riconosca, valorizzi e remuneri la cooperazione sociale (tramite l’istituzione di un basic income) è possibile fuoriuscire dalle attuali secche della crisi.

Solo immaginando una società post-capitalistica, è possibile superare la crisi del capitalismo contemporaneo.

Andrea Fumagalli

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Umbria “Shock economy”

 


La necessità e la scelta: allocazioni scriteriate e strategie di Shock Economy dietro il proge C.A.S.E.

Posted by EpicentroSolidale on 6/18/09 • Categorized as Repost
Di Antonello Ciccozzi:

Abstract: il progetto C.A.S.E. per i terremotati aquilani si configura sempre di più come un’operazione orientata in base agli stilemi della shock economy; esso rappresenta una soluzione finalizzata, prima che all’aiuto delle popolazioni terremotate, al profitto di grandi aziende affiliate al Governo, che non  tiene conto della varietà degli habitat culturali in cui si vuole calare, e che non basterà a togliere tutti gli sfollati dalle tendopoli. Pare necessaria una revisione parziale di tale progetto e una pronta messa a disposizione di moderni containers al fine di emancipare gli sfollati dal giogo delle tende.
La varietà degli habitat culturali dell’aquilano si manifesta nella preponderanza della differenziazione tra i luoghi urbani e i luoghi rurali. Per chiarire il discorso che qui si propone, questa compresenza può essere schematizzata descrivendo nostro Comune come un territorio, per così dire, a “due colori”: zone “verdi” (i contesti rurali) affiancano un centro “blu” (la città e la sua estensione periferica, che grossomodo forma una linea prossima all’asta fluviale dell’Aterno, tra i due bastioni montuosi che cingono la valle, sfumando tra Preturo e Bazzano). Spesso non si tratta di demarcazioni nette, e vi sono luoghi in cui si assiste a una mescolanza più o meno contrastiva di questi elementi (ad esempio la zona tra Bazzano e Paganica, in cui, a qualche chilometro dalla città, il nucleo industriale occupa un territorio dove permane una consistente vocazione agricola, oppure verso Sassa, al limite Ovest dell’espansione urbana), altre volte la connotazione rurale dei luoghi appare più netta (come a Roio Piano o a Camarda). Il punto, per quanto ci riguarda, è però che tali peculiarità non possono essere in nessun modo omesse da qualsiasi progetto di pianificazione territoriale che contempli la necessità di preservare la qualità della vita; ignorare questi aspetti è viceversa indice di orientamenti votati unicamente al perseguimento di interessi economici, a discapito del valore della qualità della vita. Continue reading


Fano 20 giugno, giornata del rifugiato e di mobilitazione antirazzista

Io non sono razzista ma…

Quelli che vengono con i documenti va bene, sono i clandestini che devono essere sbattuti fuori
..peccato che in Italia non sia possibile entrare legalmente, ma solo essere regolarizzati dopo. All’italiana.

Gli italiani all’estero andavano per lavorare, questi sono tutti delinquenti

Infatti all’esterodicono ancora italia=mafia

Le case e il lavoro agli italiani!
Anche se gli stranieri in regola pagano le tasse come tutti noi (le stime dicono che evadono di meno)  e quelli in nero sono sfruttati da chi, magari italiano, le tasse non le paga per niente

Io conosco un immigrato bravissimo, ma gli altri…
Magari non li conosci

Gli stranieri devono rispettare le nostre leggi e le nostre usanze
Intanto li sbattiamo fuori dalle scuole, così imparano!

Gli immigrati portano  malattie strane
È per questo che non li vogliamo più fare entrare in ospedale…

Loro non rispettano i diritti delle donne, o le rinchiudono o le prostituiscono
Vendendole agli italiani, magari bravi padri di famiglia in vena di trasgressioni

BASTA; siete  troppi e dovete tornare a casa vostra
Anche se scappate dalla  fame, dalle guerre, dalla violenza in cerca di sopravvivenza, vi rispediamo all’inferno..

Per noi la  sicurezza non è razzismo, e si basa su una società  più libera, più solidale, più giusta
20 giugno, giornata mondiale del rifugiato

Donne in nero, Bottega del commercio equo e solidale, Movimento Internazionale per la Riconciliazione, Millevoci, Nuovomondo, Cittadini senegalesi, Alternativa Libertaria, Associazione degli immigrati latino-americani, Chiama l’Africa


NON FATECI GIRARE LE PALE!

In un nostro precedente comunicato dell’inverno scorso “Soldi al Vento” avevamo sottolineato come, tra le forme di energie rinnovabili alternative alle fonti fossili, “l’energia eolica è quella che crea il maggior impatto ambientale, a fronte di una trascurabile riduzione del gas serra”.  Posizione questa condivisa con la maggior parte delle associazioni ambientaliste regionali chiamate ad esprimere un parere sulla vocazione del territorio regionale alla produzione di questa tipologia di energia.

Adesso vogliamo però soffermarci sugli aspetti specifici della realizzazione di un luna park eolico sulle colline pergolesi. Da sempre cavallo di battaglia delle amministrazioni di centro sinistra (dal finale della legislatura Conti – delibera consiliare 21.12.05- ai programmi della attuale sedicente giunta di centro sinistra), preoccupate di fornire un volume esagerato di energia ai 6700 abitanti rimasti (e ad un settore industriale praticamente fermo), hanno inserito nel programma elettorale specifici riferimenti a queste produzioni.   Non contenti  di aver “programmato” dighe su un fiume che captazioni degne del Golan (e riduzioni massicce di precipitazioni) riducono a ruscello 11 mesi l’anno, insistono su quello che, seppur nell’ombra, ha tutta l’aria di dover diventare il businnes dei prossimi anni (naturalmente a carico dei contribuenti)   il parco eolico tra le frazioni di Monterolo e Montesecco.  Voci dal temibile sottobosco carbonaro delle consultazioni pre elettorali locali, sussurrano che i dubbi sulla regolarità del progetto eolico, avanzati dagli esponenti istituzionali.

Il tema delle rinnovabili  (visti gli aiuti pubblici previsti..) la fanno da padrone anche in altre liste: qualcuno in un eccesso lisergico ha addirittura immaginato una diga anche sul fiume Cinisco. Il tutto potrebbe essere completato con la bitumazione dell’ex corso d’acqua fino alla foce con tanto di pista ciclabile e pedonalizzazione. Per la felicità delle popolazioni a valle di Pergola.

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