L’ACQUA NON E’ BI-PARTISAN
L’Acqua è PARTISAN e anche tanto. La scelta radicale e non riducibile a favore della gestione dell’acqua sociale e quindi in definitiva “pubblica” (in una sua accezione fortemente innovativa) è fortemente politica. Ed è di parte: partigiana appunto. Che poi gli ultimi residui fossili della rappresentanza, che sono gli spettri dei partiti, si dividano e contorcano sull’argomento tirati per giacche e fasce tricolori da questa o quella lobby o multinazionale, non è che poi ci interessi poi molto. Rispetto al tentativo (fortemente politico e anche questo molto..”partisan”) di mettere a profitto anche il 70% del nostro corpo composto d’acqua, si sta articolando una azione di sabotazione di massa e consapevole. Una azione di resistenza costituente nazionale incredibile nei numeri e composizione, inaspettata per coscienza e radicalità. Siamo “(“”)Il Partito(“”)”, il partito più grande, coeso ed eterogeneo. Che va ben oltre, come diceva un celebre pezzo rap di qualche anno fa, “da madre teresa a che guevara”. Siamo la maggioranza come siamo maggioranza quando tuteliamo le nostre montagne dalle cave, la nostra aria dagli inceneritori. Quando difendiamo i “beni comuni” e per essi proponiamo modalità di gestione antagonisticamente diversi dagli attuali.
I numeri lasciano poco spazio all’immaginazione e fanno paura alle caste. Qualche centinaio di soggetti sociali (dalle parrocchie ai circoli anarchici) hanno scatenato una guerriglia autorganizzata e senza tregua su tutto il territorio nazionale. Migliaia di iniziative e banchetti. Da piazza Duomo a Milano a Frontone. Ad oggi parliamo di 700mila firme ad un mese di distanza dalla chiusura delle campagna. E senza carrozzoni burocratico sindacali ad organizzare e decidere.